Topi di tutto il mondo, siete avvisati. Nonostante faldoni e faldoni di atti e documenti siano la vostra passione, quelli di Montecitorio non si toccano. Anzi, non li tocca proprio nessuno: meglio conservarli in saecula saeculorum piuttoto che cercare di rendere concreto quel processo di digitalizzazione su cui anche il premier Matteo Renzi ha insistito a lungo. E allora ecco che pochi giorni fa è stato assegnato il bando relativo ai “servizi di pulizia e derattizzazione nei locali nella disponibilità della Camera dei deputati presso il Centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto”. Qui, appunto, vengono conservati tutti i documenti prodotti, studiati e poi chiusi in faldoni a Montecitorio. Ebbene, la Pontina Pulizie srl – questa la società vincitrice – si aggiudicherà l’appalto da circa 92mila euro. Non c’è che dire: un prezzo vantaggioso considerando che la Camera aveva previsto di spendere praticamente il doppio, 180mila euro.
UN DEPOSITO IN AFFITTO
Il discorso qui, però, è soprattutto un altro. L’unica cosa ad andare in fumo, infatti, piuttosto che la carta è la digitalizzazione, come detto. Basti questo: per i depositi di Castelnuovo di Porto – poiché non sono di proprietà pubblica – spendiamo di fitto qualcosa come 688mila euro all’anno. Mica male, insomma. Ma non è questo l’unico esempio. Come La Notizia ha già documentato, infatti, sono 287 gli immobili utilizzati per conservare atti e documenti (vecchi anche di 60 anni). Pile e pile di fascicoli che occupano una superficie complessiva di 137.754 metri quadrati. Una montagna di carta conservata in locali, tutti ovviamente privati. Tanto che, di fitto, complessivamente spendiamo qualcosa come 4,8 milioni di euro, nonostante ci sia una legge (del 2001) che invita le varie amministrazioni a mettere in campo strategie per rimuovere documenti ormai inutili, per fare spazio e risparmiare. Peccato che, a proposito di carta, la legge sia rimasta solo su questa senza di fatto diventare realtà. Con la conseguenza che faldoni e atti sono un bocconcino prelibato per i topi. E ora occorre disinfestare in gran corsa.
GLI ALTRI CASI
Ma, d’altronde, di casi simili ce ne sono tanti. Per dire: nonostante la legge del 2001 prevedesse la formazione per ogni ente (centrale e periferico, fino a livello provinciale) di “commissioni di sorveglianza sugli archivi e per lo scarto dei documenti degli uffici dello Stato”, nulla di tutto questo è stato fatto. Anzi: il primo inadempiente è stato Palazzo Chigi che “non si è avvalso del contributo derivante dalle attività di scarto, non essendo stata ancora nominata la commissione”, come denunciato in un recente rapporto dalla Corte dei Conti. Passiamo al ministero dei Beni Culturali. Qui è stata inviata un’apposita circolare per una richiesta istruttoria sugli archivi di deposito. Peccato però che a rispondere siano stati solo 96 uffici su un totale di 272. Neppure la metà. Le istituzioni, insomma, latitano. E i topi ballano.
Twitter: @CarmineGazzanni