di Antonello Di Lella
Alla faccia della democrazia. E poco importa se negli ultimi giorni i candidati alla segreteria del Partito democratico si sono sforzati a ribadire fino alla nausea che le loro primarie sono aperte a tutti. Anche ai non iscritti. Tranne se questo si chiama Antonio Di Pietro. Perché l’ex pm di Mani Pulite, giunto al seggio per esprimere la propria preferenza, è stato respinto a malo modo. Già nei giorni scorsi non appena Tonino aveva annunciato di voler votare per Matteo Renzi, sostenendo così il presidente della regione Molise Paolo di Laura Frattura (in corsa al fianco sindaco di Firenze), si è registrata una vera e propria levata di scudi tra le fila dei vecchi dirigenti democratici. La commissione regionale aveva fatto sapere che Di Pietro non avrebbe potuto votare in quanto esponente di un altro partito. Di Pietro ha replicato sostenendo di essere solo il presidente onorario dell’Idv e che si è dimesso da incarichi ufficiali. E per questo stamattina si è presentato al seggio di Montenero di Bisaccia (Campobasso), dove però gli è stato negato il diritto di voto. Sarà forse che dalle parti di via del Nazareno non vogliono più sentir parlare di una nuova foto di Vasto; mentre Di Pietro dopo il fallimento con Antonio Ingroia sta provando a ricucire con il centrosinitra. Una mossa prevedibile, meno prevedibile invece la campagna pro Renzi di Tonino visto che il sindaco, in più occasioni in passato, inserì il presidente dell’Idv nella lista dei politici da rottamare. Senza contare che contro la renziana della prima ora in Molise, Micaela Fanelli (ora in corsa), Di Pietro oppose un proprio candidato solo pochissimi anni fa, schierandosi apertamente contro il Pd alla provincia di Campobasso. Ma si sa, in politica le giravolte sono sempre dietro l’angolo.