Toni ottimistici e concilianti, frasi di circostanza e buoni propositi: “In marcia uniti”, è il nuovo slogan della ritrovata compatezza del centrodestra dopo un lungo periodo di rapporti freddini, per usare un eufemismo. “Liberare gli italiani da questa maggioranza che esiste solo nel Palazzo” è stato ufficialmente il leit motiv del lungo vertice ad Arcore tra Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini ma è evidente che le prossime scadenze elettorali nelle Regioni sono in cima ai pensieri dei tre leader, soprattutto del numero uno della Lega che deve dimostrare concretamente e non solo nei sondaggi quanto abbia ancora consenso nel Paese.
Ma si sa, la strada per l’Inferno è lastricata di buone intenzioni e se per l’Umbria – con le urne ormai alle porte il 27 ottobre – pare andare tutto liscio, tant’è che i tre avrebbero deciso di darsi appuntamento ad una manifestazione elettorale sul territorio prevista giovedì 17 a Perugia per sostenere la leghista Donatella Tesei, oltre a quella indetta da Salvini due giorni dopo a Roma, lo stesso non si può dire per le altre regioni.
In un complicato gioco di scambi tra gli alleati per esprimere il candidato governatore, si inserisce anche la partita fondamentale del Copasir (vedi pezzo pagina 5), fuori dalla portata per Forza Italia, avendo già la presidenza della commissione di Vigilanza Rai con Alberto Barachini, ma assai ambita sia dalla Lega – che ne fa una questione prioritaria – che dal partito di Giorgia Meloni. La quale ha espresso pubblicamente più di un malumore anche nei confronti di Lucia Borgonzoni, designata già ad Agosto da Salvini, dalla spiaggia del Papeete, come sfidante ufficiale dell’uscente dem Stefano Bonaccini in Emilia Romana, regione clou in quanto “rossa” per eccellenza e dunque dal forte valore simbolico.
Da mesi spinge per candidare Galeazzo Bignami, uomo forte della destra a Bologna, a fronte di una Borgonzoni considerata “debole”. Ma non è l’unico problema politico all’orizzonte: nel 2020, oltre al candidato da esprimere congiuntamente per la Toscana dove scalpitano il senatore azzurro Massimo Mallegni, il plenipotenziario meloniano Stefano Donzelli e dove in quota Lega la fa da padrona la leonessa Susanna Ceccardi con il suo tris di incarichi (braccio destro di Salvini, eurodeputata e assessore di Cascina), ci sarà il nodo Giovanni Toti. Il presidente della Regione Liguria e leader di ‘Cambiamo!’, se da una parte dichiara che non si aspettava certo di essere invitato al vertice del centrodestra, si aspetta eccome di essere lui il prescelto in Liguria alle prossime regionali.
Esito non certo scontato, visti i rapporti tesi con Berlusconi. Se in Veneto appare scontata la ricandidatura, per il terzo mandato del leghista Luca Zaia e nelle Marche è ancora tutto in fieri, un discorso a parte meritano le regioni del Sud dove il Capitano forte dei risultati ottenuti anche nel meridione vuole giocarsi le sue chance al tavolo delle trattative da protagonista. Come pure in Puglia, dove il centrodestra dovrebbe presentare un candidato in quota Lega per sfidare il governatore dem Michele Emiliano. Mentre in Calabria Forza Italia è alle prese con la volontà di ricandidarsi del suo esponente Mario Occhiuto, nonostante le inchieste giudiziarie ed eventualmente anche in solitaria, FdI sarebbe orientata a sfilarsi: la priorità è ottenere due candidati governatori su tre in Toscana, Marche o Puglia.