“Ma quale assistenzialismo…”. La presidente della commissione Lavoro del Senato, Nunzia Catalfo (M5S), liquida in tre parole i detrattori del Reddito di cittadinanza. Che, al contrario, considera un utile sostegno alla crescita del Paese: “Se a beneficiarne sarà quella parte di popolazione che in questo momento un reddito non ce l’ha, è chiaro che la quasi totalità di queste risorse andrà ad alimentare i consumi e, di conseguenza, il Pil”.
Dieci miliardi per il reddito di cittadinanza in Manovra: una vittoria politica del Movimento?
“Una grande vittoria del Movimento 5 Stelle. Era il primo punto del nostro programma già nel 2013 e lo è stato anche alle ultime Politiche di quest’anno. Era ed è una priorità: senza il Reddito di cittadinanza la Manovra di bilancio non avrebbe avuto senso”.
Ora, però, per far partire il reddito entro metà marzo, come si è impegnato a fare il vicepremier Di Maio, ci sarà da rivoluzionare i Centri per l’impiego. Non teme che i tempi siano troppo stretti?
“I tempi sono stretti ma sufficienti. Del resto, abbiamo già avviato un’indagine conoscitiva in commissione Lavoro al Senato che si sta per concludere, dalla quale emerge una carenza di personale qualificato. Parliamo di esperti di mercato del lavoro, selezionatori di personale, esperti in bilancio di competenze, psicologi. Tutte figure fondamentali per l’aiuto all’inserimento lavorativo anche raccordandosi con il sistema formativo delle Regioni. Alcuni passaggi, in accordo con le stesse Regioni, sono stati inoltre già espletati dal ministero del Lavoro per far partire su tutto il territorio nazionale un sistema unico di erogazione di livelli essenziali delle prestazioni e un sistema informativo unitario che renda fruibili i dati in tutte le Regioni. Che il Lazio non conosca, come accade ora, le vacancy della Lombardia è una situazione che non aiuta e da risolvere al più presto”.
Cosa risponde a chi vi accusa di aver riportato l’Italia, con il Reddito di cittadinanza, ai tempi dell’assistenzialismo democristiano?
“Rispondo che il Reddito di cittadinanza è l’esatto contrario dell’assistenzialismo. Assistenzialiste, semmai, sono le misure adottate dai precedenti Governi. La nostra priorità è investire nelle politiche attive – del tutto ignorate da chi ci ha preceduto – e sulla formazione di qualità, raccordandoci con le Regioni. Cose finora mancate del tutto, alimentando il paradosso di imprese che cercano lavoratori con competenze specifiche senza riuscire a trovarli. Oltre alla formazione, inoltre, i beneficiari del Reddito di cittadinanza dovranno prestare 8 ore di lavoro settimanali al servizio della collettività, mantenendosi attivi”.
Gli impegni presi in campagna elettorale porteranno il deficit al 2,4%. I mercati e lo spread hanno già iniziato a farsi sentire: c’è il rischio, come tanti hanno avvertito, che i costi effettivi della Manovra possano diventare insostenibili?
“Non vedo alcun rischio. Anche perché il Reddito di cittadinanza sarà appannaggio di quella parte di popolazione che in questo momento un reddito non ce l’ha. Ed è chiaro che la quasi totalità di queste risorse contribuirà ad alimentare i consumi e, di conseguenza, il Pil. Contemporaneamente favoriremo la flessibilità in uscita, permettendo ai lavoratori più anziani, tartassati dalla Legge Fornero, di andare in pensione aprendo all’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro favorendo una sorta di ricambio generazionale”.
Dall’Unione europea, intanto, il commissario agli Affari economici Moscovici ha già avvertito che a pagare il prezzo del maggior debito derivante dalla Manovra saranno proprio gli italiani…
“Al commissario Moscovici ricordo che, dal 2008 in poi, gli italiani hanno già pagato il prezzo di una crisi pesante dalla quale non ci si è ancora ripresi. Semmai, le misure che saranno varate con la prossima Manovra serviranno proprio ad aiutare il Paese ad uscire dallo stallo in cui si trovava”.
Se il reddito di cittadinanza aiuta chi ha perso il lavoro e versa in condizioni di oggettiva difficoltà, l’emergenza resta l’occupazione. Quali sono, al riguardo, le misure più urgenti nell’agenda del Movimento 5 Stelle?
“È chiaro che, oltre al Reddito di cittadinanza, occorra rilanciare gli investimenti in ricerca e sviluppo, uno dei veri motori della ripresa economica e dell’occupazione. Parallelamente si dovrà fare di più anche sul fronte dell’innovazione: lo Stato deve assumersi l’onere di aiutare tutti quei settori che sono rimasti indietro a ripartire. Il primo tassello da cui iniziare è certamente questo”.