Altro che amicizia con Trump, è allarme per gli effetti dei dazi

L'Istat teme "effetti rilevanti" dei dazi per l'Italia, ma il governo continua a puntare sulla linea morbida e sul dialogo con gli Usa.

Altro che amicizia con Trump, è allarme per gli effetti dei dazi

L’amicizia con Donald Trump avrebbe dovuto graziare l’Italia, secondo Giorgia Meloni. I dazi del presidente Usa avrebbero dovuto risparmiare il nostro Paese. E invece le tariffe annunciate dall’amministrazione statunitense ci costeranno care. Lo dimostra non solo l’intenzione di applicare dazi sul vino, molto importato verso gli Usa dal nostro Paese, ma a confermarlo è anche l’Istat. Che parla di “effetti rilevanti sul nostro Paese” dalla guerra commerciale che Trump è pronto a innescare anche con l’Ue.

Dazi ed export, perché l’Italia rischia di più

Nella nota sull’andamento dell’economia italiana, l’istituto di statistica sottolinea come a fine 2024 siano risaliti gli scambi internazionali di merci, ma le attese per il futuro sono negative e sono aggravate dai timori per i dazi. Qualche dato ci può far capire la situazione: lo scorso anno più del 48% del valore dell’export italiano è arrivato da fuori dell’Ue. Una quota superiore a quella tedesca, francese e spagnola. E tra i principali partner ci sono proprio gli Usa, che rappresentano circa il 10% delle vendite all’estero italiane e più di un quinto di quelle extra-Ue.

L’Italia, come la Germania, ha un avanzo commerciale verso gli Usa, dando un forte contributo al surplus europeo preso di mira da Trump. Un avanzo che riguarda soprattutto alcuni settori come meccanica, alimentare, bevande, tessile e abbigliamento. L’Istat paventa anche un altro rischio, quello del ritorno di un’inflazione elevata legata allo scenario economico globale. Eppure cosa fa l’Italia? Invece di seguire la linea dura, come fatto con qualche risultato da Messico e Canada, cerca di smorzare i toni. Come fa il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, cercando il dialogo con il suo omologo Usa, Marco Rubio: “Faremo la nostra parte anche in Europa perché la soluzione non può che essere quella del dialogo”.

Un allarme diffuso

Intanto a lanciare l’allarme sui dazi arriva anche la presidente della Bce, Christine Lagarde. Intervistata dalla Bbc parla delle “gravi conseguenze” di un’eventuale guerra commerciale, sostenendo che l’unica risposta possibile è quella delle ritorsioni. Anche perché qualsiasi guerra commerciale “danneggerà l’economia globale” e porterà a una crescita dei prezzi, anche e soprattutto “negli Stati Uniti”. E non è un caso che a temere ritorsioni sui mercati sia persino Tesla, l’azienda di Elon Musk che teme di essere “vulnerabile a potenziali mosse di ritorsione” di altri Paesi per la guerra dei dazi. Una paura che si propaga anche sui mercati, come dimostra il nuovo record dell’oro, bene rifugio che supera per la prima volta la soglia dei 3mila dollari l’oncia.