Mentre i conti aumentano, a tenere banco sono i vitalizi e soprattutto i tagli retroattivi. La storia è complicata e deriva dal fatto che alla, al di là delle mille parole, non si è riusciti a rendere appunto retroattivi i tagli ai vitalizi. Muoversi tra i regolamenti sull’assegno pensionistico di Camera e Senato è una gimcana. Proviamo a sbrogliare i fili.
A tenere banco, a fine legislatura, sono i vitalizi. Ma a decidere il loro destino sarà la Corte Costituzionale il prossimo 10 ottobre
A Montecitorio è ancora in vigore la delibera fortemente voluta da Roberto Fico che ha determinato un taglio netto alle pensioni anche per tutti gli ex, avendo effetto retroattivo. Peccato, però, che il Consiglio di Giurisdizione (il primo grado interno della Camera dei Deputati) ha sentenziato che, pur essendo legittimo il taglio dei corposi vitalizi, a essere sbagliato è l’algoritmo dei conti.
Stessa identica situazione al Senato. Qui il caos è arrivato alle stelle: dopo che anche la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati si è adeguata alla norma dell’altro ramo del Parlamento, una pioggia di ricorsi presentati dagli ex senatori ha cambiato le carte in tavola.
Dopo un iter tortuoso, la Commissione contenziosa (primo grado di giudizio di Palazzo Madama) ha dato ragione ai ricorrenti e dunque il passaggio dal retributivo al contributivo è rimasto valido solo a partire dal 2012.
Nel frattempo, però, si è pronunciato anche il Consiglio di Garanzia che ha ritenuto, anche in questo caso, che il calcolo delle decurtazioni non sia esatto (e, ovviamente, da rifare al rialzo) e ha, dunque, rinviato tutto alla Corte Costituzionale. Che deciderà il prossimo 10 ottobre.