La presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo, dichiara che “la lotta alla corruzione si fa nei fatti: i numeri sull’abuso di ufficio ci dicono come quel reato non porta a risultati perché non viene, con sentenza, giudicato”. Enza Rando (Pd), cosa ne pensa dell’abolizione del reato di abuso di ufficio previsto nella riforma Nordio?
“Un reato non si abolisce perché “non ci sono i numeri”. Quando abolisci un reato c’è una scelta precisa, quella di non considerare penalmente rilevante quella condotta. Io credo che l’abolizione del reato di abuso d’ufficio non sia una priorità di questo Paese. Anzi credo che abolire il reato dopo le modifiche del 2020 sia un messaggio preciso. Piuttosto bisognerebbe fare una legge sul conflitto di interessi, ragionare meglio sulla modifica del Testo unico della Pubblica Amministrazione. Anche perché quel reato in molti processi è il vero snodo di reati corruttivi”.
Quale rischia di essere il messaggio dell’eventuale abolizione?
“Nel contesto delle proposte che sta avanzando questo Governo l’abolizione dell’abuso d’ufficio si inserisce nell’indebolimento di alcuni strumenti che sono invece dirompenti rispetto alle organizzazioni mafiose che ancora oggi hanno rapporti con la cosiddetta zona grigia. Soprattutto in una fase di enormi risorse in arrivo con il Pnrr”.
Sempre Colosimo ha dichiarato: “Il tema delle stragi è uno dei temi principi della Commissione Antimafia. Io ho nella mia testa e ho condiviso con i membri della Commissione un lavoro che camminerà su due binari: quello delle verità storiche e il binario dell’attualità”. Quali sono state le condizioni con la presidenza fino a qui?
“A oggi io non conosco le linee e la visione della Presidente. Aspettiamo dopo molti mesi le linee su cui ragionare. Ci sono molte cose che dobbiamo ancora approfondire e capire. Penso alle stragi, ai depistaggi. Spero ad esempio che se la presidente ha l’obiettivo di cercare la verità sulla stragi questo non significhi rileggere quello che invece è già stato acquisito sotto un profilo giudiziario. Dobbiamo capire le connivenze che ci sono state”.
Nel giorno della commemorazione della morte di Paolo Borsellino il fondatore di Libera don Ciotti ha parlato di “segnali inquietanti dal governo” e il fratello del giudice, Salvatore Borsellino, ha chiesto a Giorgia Meloni come può conciliare il suo impegno antimafia con la natura delle riforme annunciate da Nordio. Su queste basi sarà possibile in Commissione indagare sulle stragi senza scadere nello scontro politico?
“La Commissione antimafia è espressione di diverse forze politiche, spero non si scada nello scontro. Altrimenti si potrebbe ipotizzare, com’è già successo, che ci siano relazioni di minoranza. La lettura sistemica dei segnali di questo governo ci dice che ogni giorno c’è un indebolimento nella lotta contro le mafie. Nordio ogni giorno ci propina proposte di indebolimento. E sono segnali inquietanti. I procuratori auditi fino ad oggi ci hanno confermato che gli strumenti antimafia a disposizione sono ottimi e vanno preservati. Credo che le parole di Ciotti e Borsellino disegnino una realtà inquietante. Dobbiamo prenderci cura delle leggi scritte con il sangue di persone uccise dalla mafia”.
Qualche giorno fa sul nostro giornale il magistrato Nino Di Matteo ha confidato il timore che Nordio riesca lì dove nemmeno i governi Berlusconi sono riusciti, colpendo gli strumenti fondamentali per la lotta alla mafia. Lei vede questo rischio?
“Il rischio c’è. Io credo che noi dobbiamo fare capire l’utilità di questi strumenti. Speriamo che quello non è riuscito a Berlusconi (anche per la mobilitazione della società civile) non riesca nemmeno oggi”.
A volte pare di assistere a un pericoloso tentativo di “pacificazione” sul tema della mafia riducendo il sistema mafioso a semplice sinonimo criminale. Si ha la sensazione che anche l’attivismo antimafia fatichi di più a trovare spazio. La ritiene una sensazione sbagliata?
“A questo siamo abituati, l’ho sempre visto nella mia esperienza di avvocato nei processi di mafia. La criminalità organizzata è sempre stata accumulazione economica e borghesia mafiosa. Nel momento in cui consideriamo la lotta alle mafie solo come un’emozione, anche importante, senza valutare il danno della rapina di risorse e di democrazia non possiamo pacificarci”.
Quali sono gli strumenti “intoccabili” che deve difendere l’opposizione?
“Dalla legge La Torre-Rognoni, il Codice antimafia, le misure di prevenzione, alle misure amministrative (penso alle interdittive). Non dobbiamo fare toccare le leggi sulla corruzione e sull’abuso d’ufficio (ce lo dice l’Europa). Dobbiamo ragionare anzi in un’ottica europea, pensando a una legislazione comune. Senza dimenticare la giustizia sociale, soprattutto in certi territori”.
Giorgia Meloni negli ultimi giorni ha ripetuto spesso che “è merito del governo se Matteo Messina Denaro è al carcere duro”. Le cose stanno effettivamente così?
“L’arresto di Messina Denaro è stato indubbiamente importante. Personalmente mi sono domandata perché sia passato tutto questo tempo e no, non credo sia merito del Governo. Il carcere duro non è un merito di Meloni ma di una legge votata dal Parlamento”.
Qualcuno (anche nel Pd) definisce “teoremi” le indagini della Procura di Firenze sulle stragi del ‘93 che vedono indagato Marcello Dell’Utri. Che ne pensa?
“Credo che la Procura di Firenze stia facendo un lavoro profondo per dare verità che il nostro Paese merita. Il diritto alla verità andrebbe scritto nella Costituzione. Non conosco le indagini secretate ma le persone che stanno seguendo le indagini sono riconosciute per la serietà e per il rigore. Anche sull’indagine nei confronti di Dell’Utri mi pongo delle domande. Io non ho amici che mi lasciano tutti questi soldi quando muoiono”.
Un carabiniere e un consigliere comunale sono in arresto per avere provato a vendere documenti riservati sull’arresto di Matteo Messina Denaro. Cosa ne pensa?
“Vendere documenti riservati offende l’Arma dei Carabinieri e la verità”.