Altra tegola in casa del Movimento 5 Stelle. La sindaca di Torino, Chiara Appendino, è infatti indagata con all’assessore al Bilancio del Comune, Sergio Rolando, e il capo di Gabinetto, Paolo Giordana, nell’ambito dell’inchiesta della Procura del capoluogo piemontese su un debito da 5 milioni di euro non iscritto a bilancio per la riqualificazione dell’ex area Westinghouse, di fronte al Palazzo di Giustizia di Torino. Per tutti e tre viene ipotizzato il reato di falso ideologico in atto pubblico. A dare la notizia dell’avviso di garanzia è stata la stessa Appendino, che si è professata “assolutamente serena e pronta a collaborare con la magistratura” dicendosi “certa di aver sempre perseguito con il massimo rigore l’interesse della città e dei torinesi”. Proprio per questo, “desidero essere ascoltata il prima possibile – ha dichiarato la sindaca – al fine di chiarire tutti gli aspetti di una vicenda complessa relativa all’individuazione dell’esercizio di bilancio al quale imputare un debito che questa amministrazione mai ha voluto nascondere”. L’inchiesta della Procura è nata da un esposto presentato nei mesi scorsi dai consiglieri di opposizione Alberto Morano (Lista Morano) e Stefano Lo Russo, capogruppo del Pd in consiglio comunale.
In sostanza, il Comune avrebbe omesso di inserire a bilancio i 5 milioni versati come caparra alla società Ream (Real Estate Asset Management), che nel corso della precedente amministrazione – quella di Piero Fassino (Pd) – si era interessata alla riqualificazione dell’ex area Westinghouse, il cui progetto è poi stato assegnato al gruppo Esselunga. A luglio la Guardia di Finanza aveva acquisito da Palazzo Civico la documentazione relativa all’area. Agli atti, i magistrati hanno una serie di mail inviate dal Gabinetto della Appendino all’ex direttrice finanziaria del Comune, Anna Tornoni, in cui (fra le altre cose) si chiede di escludere il debito con Ream “in quanto con quel soggetto sono aperti altri tavoli di confronto”. La direttrice risponde però di non essere a conoscenza di alcun tavolo di confronto con Ream e ricorda che l’amministrazione precedente aveva assunto come impegno la restituzione dei 5 milioni, definita una spesa “prioritaria rispetto alle altre”. Ai magistrati si sono rivolti in seguito pure i revisori dei conti di Palazzo Civico, contrari a spostare la somma dal bilancio 2017 a quello dell’anno successivo.
Immediata la polemica politica. I 5 Stelle hanno fatto quadrato intorno alla sindaca. “Quando vi abbiamo detto in questi anni che sarebbe stata la campagna elettorale più scorretta della storia, non scherzavamo – ha attaccato Luigi Di Maio –. Siamo sotto attacco, il Movimento è sotto attacco”. Dura la Lega, che col capogruppo in consiglio comunale, Fabrizio Ricca, ha detto: “Siamo garantisti sempre, ma da chi ha preso voti urlando ‘onestà’ facendo la campagna elettorale sventolando cappi e manette, ci aspettiamo se non le dimissioni almeno un’autosospensione da sindaco”. “Per quanto mi riguarda massimo garantismo anche per lei – ha affermato Stefano Esposito (Pd) –. Noi non siamo grillini”. E l’ex sindaco Fassino: “Certe esperienze insegnano a tutti che governare è difficile”.