Spuntano nuove accuse per Enrico Laghi, ex commissario straordinario dell’Ilva di Taranto, in passato impegnato sia in Unicredit che in Alitalia e professore all’Università “La Sapienza” di Roma. Il commercialista e manager, che proprio nell’ambito delle indagini sulla gestione dell’acciaieria il 27 settembre scorso era stato messo ai domiciliari con l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari, è indagato dalla Procura di Potenza anche per concussione (leggi l’articolo).
Secondo il procuratore Francesco Curcio e i sostituti Anna Piccininni e Giuseppe Borriello, Laghi sarebbe “mandante e organizzatore” di una azione criminosa che impose a due dirigenti dell’Ilva, imputati in alcuni processi a Taranto, di nominare come difensore Giacomo Ragno, un avvocato considerato vicino all’ex capo dell’ufficio giudiziario tarantino Carlo Maria Capristo, anche lui indagato con l’accusa di aver garantito “una particolare e favorevole attenzione alle esigenze di Ilva in amministrazione straordinaria”, ottenendo in cambio spinte per la propria carriera.
GLI SVILUPPI. Secondo gli inquirenti, in pratica, l’ex commissario, abusando della sua posizione, tramite il suo factotum Nicola Nicoletti, avrebbe costretto i due dirigenti Salvatore De Felice e Ruggiero Cola a firmare il mandato difensivo a favore di Ragno, consentendo a quest’ultimo di incassare parcelle per 273mila euro e impedendo ai due imputati di scegliersi liberamente un difensore. La nuova accusa è stata formulata dopo le dichiarazioni raccolte dai magistrati da altri indagati, Piero Amara, l’ex avvocato dell’Eni e dell’Ilva che ha creato un caso parlando ai pm milanesi dell’esistenza di una “loggia Ungheria” (leggi l’articolo), e Nicola Nicoletti.
Oltre a Laghi, Amara, Nicoletti e Capristo, nell’inchiesta sull’Ilva in amministrazione straordinaria vi sono altri nove indagati, tra cui i magistrati Michele Nardi e Antonio Savasta, già coinvolti nelle indagini sul cosiddetto “sistema Trani”, e il poliziotto Filippo Paradiso, che ha lavorato negli uffici di ministri e senatori. Secondo gli inquirenti, l’ex commissario è un “soggetto attivo della corruzione in atti giudiziari, nonché mandante delle attività illecite compiute da Nicola Nicoletti”.
L’ALTRO FRONTE. Stabilito intanto che l’ex Ilva fermerà all’inizio del mese prossimo l’altoforno 4, uno dei tre attualmente in funzione. “L’azienda – ha affermato ieri Francesco Brigati della Fiom Cgil – ci ha convocato per lunedì prossimo alle 12.30 e in quella sede discuteremo sia dell’assetto impiantistico che, presumibilmente, della procedura di cassa integrazione ordinaria visto che l’attuale scade a fine dicembre”. Lo stop all’altoforno è dovuto a problemi di funzionamento.
“Resta da capire – ha aggiunto Brigati – se lo stop all’altoforno 4, la sua durata, e i riflessi a valle del ciclo produttivo, avranno o meno un impatto sui numeri della cassa integrazione non come tetto massimo ma come uso reale. Attualmente la cig è stata chiesta per 3500 addetti di Taranto come quota massimo ma l’uso effettivo, cioè coloro che realmente stanno in cig, è tra i 1800 e i 1900 dipendenti”.
Il 2 dicembre infine, in Tribunale a Milano, si discuterà la prima class action inibitoria presentata da 10 tarantini, più un bambino di 8 anni affetto da una mutazione genetica rara, per chiedere la chiusura dell’area a caldo. L’associazione Genitori tarantini chiede l’inibizione dei comportamenti che causano danni legati alle emissioni che scaturiscono dal procedimento produttivo.