La gestione del Ministero dei Trasporti sotto Matteo Salvini si rivela un caso emblematico di fallimento gestionale e miopia politica. A metterlo nero su bianco è il dossier “Altra Velocità” (ottobre-dicembre 2024) curato da Chiara Calore per Europa Radicale. I numeri sono impietosi e delineano un quadro drammatico della situazione ferroviaria italiana, soprattutto sul fronte dell’Alta Velocità (AV), con ricadute gravissime sia sui viaggiatori sia sulle casse di Trenitalia.
Alta Velocità, alta inefficienza: il tracollo della gestione Salvini
Nel trimestre analizzato, su 22.865 treni monitorati, ben 16.515, pari al 72%, hanno accumulato ritardi. Di questi, oltre il 28% ha registrato ritardi superiori ai 30 minuti, con punte grottesche come i 468 minuti accumulati dal Frecciarossa 9658 il 30 novembre. Solo il 3% dei treni è riuscito a rispettare l’orario, dimostrando come la puntualità sia ormai un miraggio. Le tratte peggiori, come la Reggio Calabria–Milano e la Bari–Roma, hanno registrato ritardi medi di 46 e 38 minuti rispettivamente, penalizzando pendolari e viaggiatori. Questo caos è ulteriormente aggravato dal sovraccarico delle linee: la rete ferroviaria ha visto un aumento da 308 a 400 treni giornalieri dal 2017 al 2024, senza adeguamenti infrastrutturali.
Il costo di questa inefficienza non si misura solo in termini di tempo perso, ma anche di esborsi economici. Il dossier stima rimborsi annuali per 102 milioni di euro, pari a 8,5 milioni al mese. Ogni ritardo genera un rimborso medio di 3,07 euro per passeggero, considerando un carico medio del 65% della capienza. A ciò si aggiungono i costi legati alla cancellazione dei treni, che interessano lo 0,6% delle corse, aggravando ulteriormente il bilancio di Trenitalia.
Le fasce orarie più critiche, dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 19:00 alle 22:00, sono emblematiche della cattiva gestione. Durante questi periodi, i ritardi medi superano spesso i 13 minuti, con picchi superiori ai 250 minuti. L’assenza di una rete interamente dedicata all’Alta Velocità e l’effetto domino dei ritardi contribuiscono a peggiorare una situazione già critica. Non è sufficiente incrementare il numero di treni per soddisfare la domanda. Occorrono investimenti seri per aumentare la capacità della rete e ridurre la congestione nei nodi principali. La mancanza di una visione strategica è evidente: il “tavolo tecnico” promesso appare come un’operazione di facciata, priva di contenuti concreti e incapace di rispondere alle urgenze di un sistema al collasso.
Un impatto economico insostenibile
L’Alta Velocità, che dovrebbe rappresentare una risposta moderna ed efficiente ai bisogni di mobilità, si è trasformata in un disservizio cronico che penalizza cittadini e imprese. Il fallimento della gestione al Ministero dei Trasporti è lampante. Le criticità evidenziate non sono eventi sporadici, ma il risultato di un sistema incapace di pianificare e investire in maniera adeguata. La retorica politica non può mascherare l’evidenza di un sistema inefficiente e costoso.
L’analisi del dossier “Altra Velocità” conferma che il trasporto ferroviario italiano vive una crisi strutturale, generando disagi per i viaggiatori e un impatto economico significativo per il vettore. Non è sufficiente offrire un elevato numero di corse se non si garantisce la puntualità. È necessario un ripensamento complessivo dell’offerta, che tenga conto della reale capacità della rete, di investimenti infrastrutturali e di una gestione più efficiente del traffico ferroviario.
Forse il ministro Salvini dovrebbe trovare più tempo per occuparsi della materia cui è designato, oltre a fare a gara con Meloni nell’amicizia a Trump, oltre al vittimismo giudiziario, oltre alle critiche culinarie e di costume.