Si riaccendono le polemiche tra Serbia e Kosovo e lo spettro di un nuovo conflitto incombe sull’Europa.
Il primo ministro di Pristina, Albin Kurti, non ha intenzione di cedere sulla conversione delle targhe per la minoranza serba che risiede nel Nord del Paese, fomentando l’ira di Belgrado.
La Serbia del presidente Aleksandar Vučić, forte anche dei legami con Mosca, sembra essere pronta a rispondere militarmente a Pristina.
La Nato soffia sul fuoco
Gli attriti tra i due Paesi preoccupano gli osservatori internazionali e hanno spinto il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, a intervenire.
“La nostra missione di pace in Kosovo è focalizzata sul mandato dell’Onu: dovesse la situazione deteriorare, interverremo”, ha detto in conferenza stampa congiunta.
E ha ricordato che “in Kosovo abbiamo 4 mila soldati e già la loro presenza ha un valore di stabilità: se necessario muoveremo le nostre forze”.
Alta tensione Serbia-Kosovo
Kurti, intanto, dopo aver rivendicato la misura sulle targhe definendola “legale secondo la nostra costituzione”, si è scagliato contro Belgrado.
I cittadini kosovari devono stare in allerta date le “azioni distruttive della Serbia in linea con l’agenda della Russia per l’Europa”, ha avvertito.
Ieri, i leader dei due Stati si sono incontrati in presenza dell’Alto rappresentante dell’Ue, Joseph Borell.
Le “recenti tensioni nel nord del Kosovo hanno dimostrato ancora una volta che è giunto il momento di procedere verso una piena normalizzazione”, ha affermato Borrell, auspicando il raggiungimento di un accordo.