Com’è noto la Commissione europea ha bocciato il restauro dello stadio di Firenze e la costruzione di uno stadio e di un palazzetto dello sport a Venezia. Ad annunciarlo era sto lo stesso ministro degli Affari europei, il Pnrr, Sud e la Coesione Territoriale Raffaele Fitto durante la sua informativa al Parlamento sul Pnrr del 26 aprile, specificando che non potranno essere realizzati con i fondi del Pnrr.
E meno male che erano pronti. Dopo le prime due rate del Pnrr prese da Draghi, il Governo Meloni non riesce ad incassare la terza
Questo l’accordo raggiunto con la Commissione europea che, a sentire Fitto e anche il collega dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, stava ultimando la fase di valutazione sul rispetto degli obiettivi Pnrr raggiunti dall’Italia al 31 dicembre 2022. “Nelle prossime ore ci aspettiamo un superamento delle criticità” legate ai progetti da ultimare entro il 31 dicembre 2022 “e ci auguriamo uno sblocco della terza rata” dei finanziamenti del Pnrr, pari a 19 miliardi, aveva detto Fitto meno di un mese fa. Sarebbero infatti state risolte positivamente le altre due criticità sui 55 obiettivi per la terza tanche, ovvero quella sulle concessioni portuali e l’altra sul teleriscaldamento.
Di ore ne sono passate tante da allora e lo stallo continua. Ieri la doccia fredda da Bruxelles. “Il lavoro sulla nostra valutazione” per il via libera alla terza rata del Pnrr italiano “è ancora in corso”, ha detto la portavoce della Commissione europea, Veerle Nuyts. Non vi sono “grandi aggiornamenti”, ha sottolineato. La comunicazione sull’esito finale della valutazione sarà diffuso “alla conclusione del processo”, ha aggiunto. Dunque ancora tutto bloccato. Tanto che nei palazzi romani si comincia a sospettare che ci sia un qualche nesso tra la questione del Mes e l’impasse all’ok dell’Ue alla terza rata di pagamenti per il Pnrr italiano.
La valutazione sulla terza richiesta di pagamenti doveva concludersi, ricordiamo, entro il 30 aprile, dopo un rinvio concordato di due mesi. Non solo. L’Ue invita a non ridurre l’ambizione del piano. “Qualsiasi revisione” dei Pnrr“non dovrebbe abbassarne l’ambizione complessiva”, ha detto Nuyts. “Siamo consapevoli che il governo italiano voglia rivedere il Pnrr”, ma “non abbiamo ancora ricevuto una richiesta formale di modifica”, ha spiegato la portavoce. A mettere sull’attenti Bruxelles le parole di Fitto a La Stampa, poi peraltro smentite, secondo cui il Pnrr va smantellato e profondamente cambiato anche negli obiettivi. “Altrimenti ci facciamo molto male”, ha detto il ministro, ipotizzando un taglio del 30% delle grandi opere. Ufficialmente la data formale per presentare le modifiche al Pnrr è il 31 agosto.
Ma il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, il 16 maggio, ha espresso la speranza di ricevere le proposte di modifica nelle prossime settimane anche dall’Italia. Tra qualche giorno Fitto dovrebbe riferire in Parlamento sullo stato di avanzamento del Pnrr, quando il governo avrà terminato una relazione semestrale sui lavori. Ma pochi nutrono speranza che in quella sede arriveranno chiarimenti sulle intenzioni dell’esecutivo. Quello che appare acquisito al momento è che continua lo scaricabarile.
“Il ministro Fitto è stato frainteso, ha detto ben altro”, spiega il collega responsabile delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Per Urso la situazione sul Pnrr è chiara: “Quello che è stato fatto in questo Paese lo conoscono tutti: quando furono chieste il massimo delle risorse a debito, quando furono presentati i progetti in pochi giorni, uno accatastato all’altro. Alcuni sono già stati bocciati, pensiamo agli stadi”. Dunque le responsabilità sarebbero di Giuseppe Conte, accusato di aver ottenuto troppi soldi, e di Mario Draghi. Sui 27 obiettivi (al palo) da raggiungere entro questo giugno neanche una parola.