Alpini a Rimini, molestie durante l’adunata: cosa è successo e quali sono le accuse formulate da oltre 150 donne.
Alpini a Rimini, molestie durante l’adunata: cosa è successo
In seguito al raduno degli alpini a Rimini nelle giornate di sabato 7 e domenica 8 maggio al quale hanno partecipato circa 400.000 alpini, oltre 150 donne hanno denunciato di aver subito molestie e di essere stata vessate con continue frasi e offese a sfondo sessuale.
Le vittime di molestie, secondo le testimonianze diffuse sui social, sono state strattonate, insultate, inseguite per le strade della città e trattate come prede dagli alpini radunati a Rimini. Per raccogliere le varie testimonianze, le attiviste di Non un di meno hanno aperto su Instagram un canale dedicato a quanto accaduto. A manifestare immediatamente solidarietà nei confronti delle donne, la rete di DiRe e dei Centri Antiviolenza.
Intanto, le presunte molestie segnalate sul web sono state commentate dall’Associazione nazionale degli alpini (Ana) che si è prontamente affrettata a difendere la propria reputazione dalle accuse ricevute. A questo proposito, infatti, l’Ana ha dichiarato: “Intendiamo dissociarci da toni accusatori, tesi ad incrementare un clima di polemica generalista e qualunquista, che getta un inaccettabile discredito verso un Corpo dal valore riconosciuto e indiscusso del nostro Esercito”.
L’Ana, inoltre, ha invitato le presunte vittime a non denunciare sui social “veicolo di informazioni approssimative e fuorvianti” ma di rivolgersi direttamente all’autorità giudiziaria.
Centri antiviolenza e nota di “Non una di meno”
A fronte di quanto asserito dall’Ana, la presidente del Centro antiviolenza Rompi il silenzio, Roberta Calderisi, ha affermato: “Dopo il week end, Rimini è sotto choc. Stanno finalmente arrivando le prime denunce. Il focus deve restare sulle donne che hanno avuto fiducia in se stesse e nella loro comunità. Non sono loro che si devono vergognare, noi ci siamo”.
Le attiviste di Non una di meno Rimini, invece, hanno diramato una nota ufficiale con la quale hanno riportato: “Sono oltre 160 le segnalazioni che ci sono arrivate di molestie e catcalling da parte di alpini ai danni di donne e soggettività LGBTQIA+ di ogni età, ancor più pesanti quelle subite sul luogo di lavoro da chi non può rispondere a tono o sottrarsi a questa violenza. Come dal miglior copione della violenza patriarcale, ai commenti sessisti seguono quelli razzisti con vari inviti a persone nere e razzializzate a ‘tornare a casa loro’, senza contare che queste persone sono già a casa propria, sono cittadini di Rimini mentre gli invasori a ben guardare sono dei pennuti militari – la nota, poi, prosegue ribadendo –. Come Non Una di Meno Rimini daremo supporto a chiunque voglia denunciare le molestie subite. Alcune donne hanno infatti deciso di denunciare e ci hanno contattato per chiedere il nostro supporto che non tarderà ad arrivare. Ci stiamo attivando proprio in queste ore per presentare le denunce tramite i nostri avvocati di fiducia e per accompagnare in questura chiunque ne faccia richiesta. Chiediamo che queste adunate non si ripetano mai più in nessuna città”.
Quali sono le accuse: la prima denuncia sporta dopo l’adunata degli alpini a Rimini per molestie
Alle numerose testimonianze pervenute sui social sulle molestie subite durante l’adunata degli alpini a Rimini, nel pomeriggio di martedì 10 maggio, una giovane donna di 26 anni ha denunciato l’abuso ai carabinieri. Accompagnata dal suo avvocato e da un’amica che ha parzialmente assistito a quanto accaduto, la 26enne ha raccontato agli esponenti delle forze dell’ordine di essere stata accerchiata e aggradita da tre alpini nel pomeriggio di sabato 7 maggio mentre si trovava in mezzo alla folla.
In considerazione di quanto riportato nella denuncia, sporta contro ignoti, la giovane sarebbe stata afferrata per un braccio, strattonata e ripetutamente insultata ricorrendo a espressioni dall’esplicito contenuto sessuale. Dopo essersi divincolata, la 26enne è riuscita a mettersi in fuga.
I carabinieri che hanno raccolto la denuncia stanno indagando per molestie sessuali.