Ancora una notte di ricerche senza esito per le due persone disperse durante la violenta alluvione che la notte del 15 settembre ha colpito le Marche, in particolare il Senigalliese, in provincia di Ancona.
Ancora senza esito le ricerche degli ultimi dispersi dell’alluvione che ha colpito le Marche il 15 settembre scorso
“Prosegue il lavoro dei vigili del fuoco con 400 unità in campo per prestare soccorso alla popolazione colpita dall’alluvione e per la ricerca degli ultimi due dispersi. 1.163 gli interventi effettuati dall’inizio dell’emergenza”, segnala il Corpo con un tweet.
#Maltempo #Marche, prosegue il lavoro dei #vigilidelfuoco con 400 unità in campo per prestare soccorso alla popolazione colpita dall’alluvione e per la ricerca degli ultimi due dispersi. 1.163 gli interventi effettuati dall’inizio dell’emergenza #19settembre pic.twitter.com/huJdWDZ5av
— Vigili del Fuoco (@vigilidelfuoco) September 19, 2022
Nessuna notizia di Mattia, il bambino di 8 anni, strappato dalle braccia della madre dall’ondata di acqua e fango dopo che erano usciti dalla loro automobile nel territorio di Castelleone di Suasa, e una donna di 56 anni, Brunella Chiù. Del piccolo Mattia, al momento, è stato trovato solo lo zainetto. Restano 11 le vittime accertate sinora, tra Pianello di Ostra, Senigallia, Barbara, Trecastelli, Serra de’ Conti, Rosora.
Oggi il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, effettuerà sopralluoghi nelle zone colpite, partendo dalla provincia di Pesaro (Cantiano, Serra Sant’Abbondio, Frontone, Pergola), per poi passare in quella di Ancona. Nel pomeriggio Curcio dovrebbe partecipare ad una riunione presso il Centro Coordinamento Soccorsi (Ccs) presso la Protezione civile regionale delle Marche.
I geologi delle Marche: “La prevenzione è bloccata dalla burocrazia”
“Abbiamo smesso da poche ore di contare le vittime della tragedia che ha colpito la nostra regione lo scorso 15 settembre. È arrivato il momento di rimboccarci – ha detto il presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, Piero Farabollini – le maniche e lavorare fattivamente perché tutto questo non accada mai più. Come abbiamo già detto in precedenza, non possiamo evitare fenomeni estremi come gli oltre 400 millimetri di pioggia caduti in poche ore, quello che però è in nostro potere evitare è che i fiumi e i torrenti straripino in prossimità dei centri abitati”.
“Gli interventi necessari per mettere in sicurezza il territorio li conosciamo molto bene – ha aggiunto -, come geologi delle Marche ribadiamo da anni la loro urgenza (anche dopo gli eventi del 2014 quando sempre a Senigallia il Misa uscì dagli argini provocando la morte di tre persone), non sempre ascoltati, il nostro auspicio è che questa sia la volta buona”.
“Per questo pensiamo che sia giunto il momento di metterci tutti intorno a un tavolo e pianificare – ha proseguito il presidente dell’ordine dei geologi delle Marche -, stabilire una lista di priorità, sciogliere quei nodi che si sono creati a causa di una burocrazia asfissiante che hanno, ad esempio, bloccato le opere di messa in sicurezza di Senigallia. Chiediamo quindi l’istituzione di un tavolo permanente che riunisca Ordine dei geologi, autorità di bacino, comuni interessati, Protezione civile, unioni montane e naturalmente la regione Marche.
“Non perdiamoci in formalità, l’obiettivo dovrebbe essere quello di facilitare, limare eventuali differenze di vedute e rimanere costantemente aggiornati e allineati sullo svolgimento dei rispettivi compiti. Le leggi ci sono – ha concluso Farabollini -, i finanziamenti in molti casi sono già stati stanziati ma è necessario accendere un faro affinché questi progetti passino dalla carta alla realtà. Se vogliamo proteggere i cittadini delle Marche non possiamo indugiare oltre”.