Alloggi sovraffollati e fatiscenti, il disagio minorile è un’emergenza

Oltre il 16% dei minori vive in case fatiscenti e il 40% in alloggi sovraffollati: il disagio abitativo che soffoca l’infanzia in Italia

Alloggi sovraffollati e fatiscenti, il disagio minorile è un’emergenza

In Italia, il 16,2% dei bambini e degli adolescenti vive in abitazioni con problemi strutturali o di umidità, mentre oltre il 40% cresce in condizioni di sovraffollamento. I numeri analizzati da Openpolis descrivono vite segnate da un disagio che inizia tra le mura di casa e si propaga nelle opportunità educative, sociali e sanitarie. La casa, che dovrebbe essere rifugio e punto di partenza, si trasforma in una trappola.

Le ultime analisi Istat, pubblicate nell’ambito del rapporto del gruppo Crc (Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza), restituiscono un quadro allarmante. Le regioni del Mezzogiorno pagano il prezzo più alto: in città come Napoli, Catania e Reggio Calabria, più del 50% delle abitazioni risulta in cattive condizioni. Il legame tra disagio abitativo e povertà minorile è evidente, eppure difficile da affrontare senza una visione territoriale chiara.

Una questione di salubrità e spazi

L’abitazione inadeguata non è solo una questione estetica. Un ambiente umido o privo di riscaldamento danneggia la salute fisica dei minori, aumentando il rischio di patologie respiratorie. Ma il disagio è anche educativo: uno spazio sovraffollato è uno spazio in cui è difficile concentrarsi, studiare o semplicemente giocare. Privare un bambino di uno spazio adeguato significa negargli un tassello fondamentale per il suo sviluppo.

La dimensione sociale si intreccia con quella educativa. Famiglie costrette in alloggi sovraffollati o fatiscenti raramente possono permettersi il lusso di invitare amici o creare relazioni di comunità. L’isolamento diventa un effetto collaterale della povertà abitativa.

Il difficile monitoraggio del fenomeno

La mappatura del disagio abitativo è un’impresa complessa. I dati più recenti e dettagliati risalgono al censimento del 2011, un’eternità in termini di evoluzione sociale ed economica. Tuttavia, incrociando le informazioni disponibili, emerge una correlazione netta: le aree con un alto tasso di famiglie in difficoltà economica coincidono con quelle dove gli edifici residenziali sono in condizioni peggiori. Nel Mezzogiorno, l’indice di vulnerabilità sociale e materiale raggiunge i livelli più alti, con punte nelle province di Napoli, Reggio Calabria e Catania.

La disaggregazione dei dati è un passo necessario per definire politiche mirate. Eppure, l’esiguità del campione in alcune regioni – come Molise, Basilicata e Valle d’Aosta – rende le analisi incomplete. Un aggiornamento sistematico dei dati è essenziale per affrontare un problema che è insieme sociale e infrastrutturale.

Povertà abitativa e politiche educative

Le condizioni abitative dei minori si riflettono inevitabilmente sulla loro istruzione. Nelle scorse settimane, è emerso come la qualità degli edifici scolastici – dal riscaldamento al rispetto delle normative antisismiche – incida sull’esperienza educativa. Ma la scuola da sola non basta. Senza un ambiente domestico sicuro e salubre, ogni intervento educativo rischia di essere inefficace.

Il problema non è nuovo, ma la pandemia ha acuito le fragilità. Nel 2021, un minore su sette viveva in povertà assoluta. Questo dato, cresciuto del 3% rispetto al 2019, conferma una tendenza decennale che vede le famiglie numerose e con figli particolarmente esposte al disagio. Intervenire sulla povertà abitativa non è solo una questione di giustizia sociale: è un investimento sul futuro di milioni di bambini.

Le responsabilità istituzionali

La casa non è un privilegio: è un diritto. Eppure, in Italia, l’accesso a un’abitazione dignitosa continua a essere una questione di latitudine e reddito. Le politiche abitative, frammentate e spesso miopi, non riescono a rispondere a un problema strutturale che richiederebbe visione e coordinamento. L’urgenza di un piano nazionale per la riqualificazione degli edifici e il sostegno alle famiglie è sotto gli occhi di tutti.

Ma le responsabilità non si fermano qui. I dati dimostrano che, senza interventi mirati, il divario tra Nord e Sud – e tra chi può permettersi una casa e chi no – continuerà ad ampliarsi. E con esso, la distanza tra l’Italia che tutela i diritti dei minori e quella che li sacrifica all’inefficienza politica.