I nuovi casi sono in aumento del 27,5 per cento e in aumento sono anche i ricoverati negli ospedali. Dunque non c’è da star sereni per questa quarta ondata del virus SarsCov2 che sta mettendo in difficoltà l’intera Europa. E in merito l’Italia non è da meno perché, anche se le criticità sembrano essere contenute – da domani in Alto Adige scattano misure più severe -, gli anestesisti tornano ad avvisare sui rischi dei prossimi mesi e chiedono al governo di “mettere in atto già da subito le manovre necessarie per una maggior attenzione socio-sanitaria, senza attendere il colore ‘giallo’ e nuovi morti”.
I NUMERI. La Società italiana di Anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (leggi l’articolo) sottolinea una grande differenza rispetto allo scorso inverno, quando le zone rosse avevano portato i contatti sociali al minimo mantenendo la diffusione dell’influenza sotto i livelli basali. Durante questo inverno non accadrà e Antonino Giarratano, presidente Siaarti, avvisa che “con queste cifre e con questa tendenza preoccupante, che cade nel periodo autunnale e invernale in cui le aree critiche sono già sotto pressione, nel giro di un mese il sistema ospedaliero delle terapie intensive rischia pericolosamente l’intasamento”.
Il raggiungimento dei 10mila nuovi casi di persone contagiate dal Covid-19 ogni giorno insieme all’incremento del 19 per cento dei ricoverati con sintomi e dell’11 per cento dell’occupazione delle terapie intensive in una settimana, dice, sono segnali “gravi e importanti che indicano ormai che siamo all’interno della quarta ondata”. Una situazione che non è “drammatica” come lo scorso anno grazie ai vaccini che “stanno difendendo in maniera importante la salute di milioni di italiani”.
Ma a questo scenario, avverte, “si andrà presto a sommare l’influenza stagionale che causa circa 8.000 morti tra i pazienti più fragili e che nelle prossime settimane inizierà a circolare nel nostro Paese conducendo ad un affollamento di ricoveri pericoloso e probabilmente insostenibile”. Intanto i rianimatori chiedono che “la politica consideri l’obbligo vaccinale massivo per tutti”. A dirlo, a fronte dell’aumento dei casi di Covid, è il presidente dell’Associazione anestesisti Rianimatori ospedalieri, Alessandro Vergallo.
IL CASO ALTO ADIGE. Per evitare di fare la fine dell’Austria col lockdown generalizzato per tutti e poi su misura per i novax (leggi l’articolo), l’Alto Adige, mentre il Governo si confronta con le Regioni per stabilire un giro di vite sul Green Pass (leggi l’articolo), anticipa misure restrittive per contenere la quarta ondata. L’ordinanza firmata dal presidente Arno Kompatscher (nella foto), valida da domani, prevede l’obbligo delle mascherine Fpp2 sugli autobus e nei luoghi chiusi, la chiusura delle discoteche e il coprifuoco nei 20 comuni dove l’incidenza dei contagi è più elevata e la percentuali dei vaccinati inferiore al 70%.
Della lista rossa dei comuni fanno parte, dalla Val Venosta alla Val Gardena, alcuni dei Comuni più turistici dell’Alto ADIGE che vedono a rischio rischiano di veder sfumare un’altra stagione. Il Comune più a rischio è Rodengo, dove quasi il 13% dei residenti è positivo o in quarantena. E tutti i comuni limitrofi: Vandoies, Naz-Sciaves, Laion, Rasun Anterselva e Rio di Pusteria. Il cluster riconduce probabilmente ai Covid party, popolari tra i più giovani, che cercano di partecipare a feste nelle quali tra gli invitati c’è un positivo, per diventare a loro volta positivi.
Nei 20 comuni scatta il coprifuoco dalle 20 alle 5 del mattino; bar e ristoranti chiuderanno alle 18 e nei negozi potrà una persona ogni 10 metri quadri. L’attività sportiva potrà svolgersi solo all’aperto e senza la presenza di pubblico, stop anche a piscine e centri natatori. Non si fermano, invece, il turismo, con lo sci e i mercatini di Natale.
Con queste misure l’Alto Adige punta a frenare il diffondersi del virus e salvare la stagione sciistica dopo un inverno con gli impianti fermi. I numeri indicano che il Covid ha rialzato la testa tanto da rendere ormai prossimo il passaggio in zona gialla. L’incidenza settimanale a livello nazionale ormai è oltre 1.100, nel land Tirolo addirittura di 1.287. Va meglio al di qua del Brennero con un’incidenza di 407, ma nulla garantisce che i numeri non possano cambiare nel giro di pochi giorni.
“Dobbiamo evitare nuovamente il sovraccarico degli ospedali. Serve la solidarietà di tutti”, ha affermato il segretario Svp Philipp Achammer, insistendo – in sintonia con quanto richiesto dai governatori – sulla necessità di distinguere tra vaccinati e non. “Non si tratta di discriminare i non vaccinati, ma di consentire agli immunizzati delle libertà. Ciascuno deve assumersi la sua responsabilità”. Achammer precisa anche che tutto va fatto per evitare un altro lockdown, ma che ormai nulla è più garantito e tutte le ipotesi vengono considerate. La Procura di Bolzano continua a indagare sui ‘Corona-party’ organizzati per infettarsi e poi ricevere il Green Pass senza sottoporsi a vaccinazione.
IL CASO TEDESCO. Certo è che nel resto d’Europa c’è chi sta peggio. La Germania è in una situazione che la stessa cancelliera Angela Merkel ha definito “catastrofica”. Il ministro della Salute tedesco, Jens Spahn, ha saputo rendere l’idea con una sola frase: “Quasi tutti i tedeschi alla fine dell’inverno saranno vaccinati, guariti o morti” (leggi l’articolo). Una frase che secondo il ministro dovrebbe incentivare i vaccini perchè, come ha spiegato Spahn, “con la variante Delta altamente contagiosa è molto probabile che andrà così”. Merkel ha detto che le misure anti-Covid attuali “non sono sufficienti” per fronteggiare la gravità della situazione.
DA BUCAREST A MOSCA. Ma anche in Romania non se la passano bene. La situazione è talmente critica che gli obitori sono pieni e i morti vengono sistemati nei corridoi: lo riferisce la Cnn, raccontando della situazione all’ospedale universitario di Bucarest dove la camera mortuaria dispone di 15 posti, ma i morti sono 41 e molte salme giacciono chiuse in sacchi neri sulle barelle del corridoio adiacente. C’è da dire però che in Romania solo il 36 per cento della popolazione è vaccinato a causa di un mix di diffidenza verso le autorità, fake news e superstizioni. Resta critica anche la situazione in Slovenia. Nelle ultime 24 ore il tasso di positività è tornato a superare il 50 per cento e preoccupano soprattutto le ospedalizzazioni: i pazienti ricoverati sono 1.162, dei quali 275 in terapia intensiva, a fronte di una capacità massima di 288 posti letto.
Nelle ultime 72 ore, in Svizzera si sono registrati 14.590 nuovi casi e 18 decessi, secondo i dati dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp). I nuovi ricoveri sono 156. Nel corso delle ultime 72 ore sono stati trasmessi i risultati di 112.865 test. Il tasso di positività è del 12,93 per cento. Sull’arco di due settimane, il numero totale di infezioni è 60.773. I casi per 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni sono 697,79. In Svizzera solo il 65,28 per cento della popolazione ha ricevuto due dosi di vaccino. C’è poi la Russia, dove i numeri dei morti sono impressionanti. Sono 35.681 i contagi registrati nelle ultime 24 ore e 1.241 le persone che hanno perso la vita per complicanze riconducibili a Covid-19, riferiscono le autorità sanitarie locali.