Nessuna tregua significativa per l’allerta smog e i relativi blocchi del traffico che restano incombenti in molte zone del Paese, incluse Torino e Milano, e tutto lascia prevedere che da qui alla primavera saranno nuovamente necessarie nuove misure per limitare l’esposizione dei cittadini alle polveri sottili.
Ma come mai è proprio in inverno che si verifica, ormai ogni anno con crescente frequenza, questa emergenza? Una spiegazione è legata al fatto che oltre al contributo delle automobili e delle industrie, la stagione più fredda vede imporsi il riscaldamento domestico tra i principali responsabili di emissioni nocive. Le stufe infatti, in particolare i piccoli apparecchi a biomassa, sono una delle cause principali di superamento delle soglie di limiti anti-smog imposti dall’Unione europea nelle grandi città insieme ai tubi di scappamento. Stando ai dati Arpa, in Lombardia la legna e il pellet contribuiscono per il 47% alla produzione di PM10 nell’aria, contribuendo a rendere la situazione critica. Molto seria la situazione a Milano, dove secondo l’Arpa i giorni di superamento dei limiti di inquinanti sono 80/100 all’anno, quando il limite di legge è 35. Tuttavia si registrano punte di inquinamento persino nelle zone montane a causa di un maggiore impiego di legna da ardere: la combustione infatti non solo è la prima fonte di PM10 ma è anche responsabile delle emissioni di alcuni dei componenti più tossici. Questi aspetti sono confermati da una recente ricerca di Innovhub, Stazione sperimentale della Camera di Commercio di Milano, che sottolinea come le biomasse e la legna producano rispettivamente il doppio e il triplo delle emissioni rispetto ad altre tipologie di combustibile, in particolare il gas.
Oltre al rinnovamento tecnologico degli apparecchi a legna, che può dare risultati importanti in quanto le stufe di nuova generazione emetto meno emissioni nocive, e alla diffusione di una cultura della buona gestione di tali impianti che prevede una corretta installazione e manutenzione, è importante definire anche politiche in grado di favorire soluzioni virtuose. Ad esempio la diffusione del gas naturale, considerato anche dalla SEN come uno dei principali combustibili dell’immediato futuro. In particolare il GPL, che costituisce un’alternativa alla biomassa nelle zone non coperte dalla rete del metano, presenta numerose virtù, soprattutto nel settore delle emissioni.
Andrea Arzà, Amministratore delegato di Liquigas, principale distributore di GPL a livello nazionale, descrive così le sue caratteristiche: “si tratta di una fonte di energia potente, pulita, versatile e facilmente trasportabile. Possiede un elevato potere calorifico (14 kWh/Kg) che, unitamente all’alto rendimento nella combustione, la rende estremamente vantaggioso. È una fonte di energia che non inquina il sottosuolo e a differenza di altri combustibili, a parità di energia bruciata, il GPL si caratterizza dall’assenza di particolati (PM10), una trascurabile presenza di SO2 (anidride solforosa) e una contenuta emissione di NOX (ossidi di azoto)”.