Cosa sono i fanghi di depurazione? Se ne parla molto ma poco si sa. Quando arriva qualche scandalo alcune testate televisive mostrano cumuli sparsi nei campi che sembrano mucchi di terra. Spesso sono veleni che uccidono la vita (biodiversità) presente nel suolo come le 150.000 tonnellate che sono state buttate su una parte dei terreni della Lombardia. Tale modo di operare è da ritenersi una violenza inaudita verso il suolo e più in generale verso l’ambiente: un vile atto verrà pagato nel tempo e lo pagheranno i giovani.
MAREA DI RIFIUTI. Veniamo a questo punto in Lombardia. Ogni Cittadino utilizza mediamente ogni giorno 190 litri di acqua per il vivere quotidiano, ci laviamo, si cucina, si lavano piatti, pentole e posate, e altro ancora. Tale quantità di acqua termina nel sistema fognario. Poi abbiamo il dilavamento delle strade nei paesi e nelle città con le acque meteoriche o sistemi di lavaggio: anche quest’acqua termina nel sistema fognario. Il tutto va nei depuratori che in buona parte sono vecchi e obsoleti, a volte sottodimensionati per l’aumento avvenuto nel tempo della popolazione.
Non dimentichiamo le località turistiche che vedono aumentare in modo esponenziale le presenze avendo sempre lo stesso depuratore. Da questa breve introduzione tutti abbiamo capito che spesso le acque che escono dal depuratore non sono “pulite” e andranno a creare problemi ai corpi idrici recettori. Tutto quanto descritto porta ad avere in Lombardia una produzione di fanghi pari a circa 900.000 tonnellate ogni anno.
Non entro in merito ai movimenti di fanghi tra le varie regioni. Apriamo il vaso di Pandora e cerchiamo di capire cosa contengono i fanghi una volta usciti dal depuratore: metalli pesanti, diossine, fitofarmaci, droghe, antibiotici. La lista sarebbe ancora lunghissima, ci sono anche microplastiche che arrivano dal lavaggio delle lavatrici dei sintetici.
MIRACOLO ALL’ITALIANA. E qui la domanda: dove finiscono i fanghi di depurazione? Nelle discariche, bruciati negli inceneritori-termovalorizzatori o utilizzati in agricoltura. Ma c’è di più. Possono anche essere trasformati in compost aggiungendo prevalentemente scarti vegetali. Al di là di questo, i fanghi di depurazione sono definiti “rifiuti”. Non a caso ci sono alcune leggi che regolano il loro utilizzo in agricoltura. Una di queste è stata approvata nel 1992, direi un po’ vecchietta come legge. Come spesso accade in Italia le leggi sì ci sono, ma contestualmente bisogna trovare per i furbetti o amici degli amici scappatoie ad hoc.
Ed ecco allora la magia dei “gessi di defecazione”: termine orribile per descrivere il risultato partendo dai fanghi ai quali si aggiunge calce e acido solforico. Miracolo: così non sono più rifiuti ma “correttivi” e possono essere utilizzati in grande quantità in agricoltura. Il loro utilizzo sarebbe quello di “aggiustare” l’acidità dei suoli. Fantastico: la mente umana a volte non ha limiti.
INIZIATIVA E DESOLAZIONE. Per questa ragione ho scritto una proposta di legge in cui si vincolano il “gessi di defecazione” nei fanghi essendo un trattamento puramente chimico. Peccato però che tale proposta sia come le parole dette al vento: si perde tra un refolo e l’altro. Cari lettori, devo dire che sono alquanto deluso, amareggiato e anche arrabbiato: quanto vorrei politici che mastichino di ambiente e non i soliti raccomandati o amici degli amici. Scusate per quest’urlo di dolore.
L’autore è Consigliere M5S Regione Lombardia