Allarme Cgil: a Milano è “pirata” l’80% dei nuovi contratti di lavoro

Secondo l'Osservatorio di Città Metropolitana, negli ultimi anni a Milano sempre più lavoratrici e lavoratori vengono assunti con contratti "pirata".

Allarme Cgil: a Milano è “pirata” l’80% dei nuovi contratti di lavoro

Secondo i dati dell’Osservatorio di Città Metropolitana, negli ultimi anni a Milano sempre più lavoratrici e lavoratori vengono assunti con contratti “pirata”, sottoscritti da sindacati di dubbia rappresentatività allo scopo di ridurre tutele e garanzie.

Secondo l’Osservatorio di Città Metropolitana, negli ultimi anni a Milano sempre più lavoratrici e lavoratori vengono assunti con contratti “pirata”

Dal 2015 al 2022 la sottoscrizione di contratti pirata si è quadruplicata. I settori più coinvolti sono commercio e logistica, servizi alle imprese e alla persona e le persone assunte sono nella maggioranza dei casi non qualificate, extracomunitarie, con orario di lavoro parziale. I settori citati, da soli, rappresentano l’80% degli avviamenti della Città Metropolitana. A renderlo noto la Cgil che commenta i dati provvisori diffusi da Istat che dicono che a maggio 2024, rispetto al mese precedente, diminuiscono gli occupati, rimangono stabili i disoccupati e aumentano gli inattivi.

“La stessa fragilità descritta dal dato nazionale Istat”, scrive il sindacato, “si riscontra nella dinamica di Milano, città con una spiccata vocazione internazionale che non la sottrae dall’andamento economico mondiale e dalle sue conseguenze: segno negativo nei saldi occupazionali e calo sensibile del lavoro somministrato, da sempre anticipatore dei comportamenti delle aziende nel mercato del lavoro”.

I settori coinvolti sono logistica, commercio e i servizi alla persona. Cioè la maggior parte dei nuovi avviamenti di Città Metropolitana

Sottolinea Luca Stanzione, segretario generale della Cgil Milano: “Milano si conferma internazionale ed europea nella buona e nella cattiva sorte. Da mesi sosteniamo che dipingere Milano e il Paese in crescita significa non vedere che c’è un trend invertito e che Turismo, eventi ed edilizia da soli non basteranno a salvare l’economia milanese. Il PNRR può rappresentare la leva anticiclica per rispondere a questa china solo se il governo sarà in grado di tradurre in investimenti le risorse ottenute. Ad oggi non abbiamo contezza che questo stia avvenendo nell’area milanese, al contrario registriamo l’arretramento di intere filiere che potrebbero utilmente ricevere investimenti europei. Serve una nuova ripartenza del sistema milanese fatto di lavoratori, imprese, sistema pubblico, cultura e ricerca che sappia individuare asset di sviluppo nuovi su cui concentrare attenzioni, sinergie tra attori, politiche pubbliche, una nuova cultura dello sviluppo, priorità condivise. È una nuova corsa contro i tempi che Milano può vincere”.