Il piano per far ripartire l’Italia messa al tappeto dal Covid rischia di fare flop. Più che un aiuto per l’economia, il Pnrr può diventare un enorme freno agli investimenti. E tutto a causa di “un quadro normativo ipertrofico”. A bocciare il Piano nazionale di ripresa e resilienza ieri è stato il presidente dell’Antitrust, Roberto Rustichelli.
IL CASO. Il numero uno dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha sostenuto che le incognite sulla attuazione del Pnrr sono molte, a partire appunto da un quadro normativo ipertrofico che fa da freno agli investimenti. Per Rustichelli c’è il pericolo che gli ingenti flussi di risorse previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza non riescano a tradursi tempestivamente in opere pubbliche e dunque in investimenti e in infrastrutture. L’allarme lo ha lanciato a Palazzo Madama, presentando davanti alle cariche istituzionali la relazione annuale dell’Authority.
Il presidente dell’Antitrust ha evidenziato che “la corruzione resta un fenomeno radicato” in Italia, uno dei grandi mali del Paese. “Se si considera che oggi il 74% dei procedimenti in materia di corruzione riguarda il settore degli appalti pubblici – ha aggiunto – in particolar modo le procedure di gara (82%), piuttosto che gli affidamenti diretti (18%), una riflessione urgente si impone”. Tra gli ostacoli da superare, secondo Rustichelli, c’è anche il Codice degli appalti, che “con le sue farraginosità e complicazioni, rischia di ostacolare il conseguimento degli ambiziosi obiettivi assegnati al nostro Paese”.
Un motivo per cui l’Autorità ha evidenziato la necessità di semplificare la normativa vigente “in un settore che rappresenta l’11% del Pil nazionale”. “Troppo spesso – ha dichiarato Rustichelli – in nome di una malintesa cultura della legalità, ci si affida alla formulazione di nuove regole come argine rispetto al rischio di comportamenti illeciti. In realtà, l’elefantiasi normativa si traduce in una moltiplicazione dei luoghi e delle occasioni di corruzione. Il mercato necessita di poche regole, chiare e proporzionate”.
La revisione del Codice, parzialmente iniziata con il Decreto semplificazioni, rientra del resto tra le stesse riforme del Pnrr ma, anche in questo caso, i problemi non mancano e riguardano soprattutto la tempistica delle possibili novità. Il pericolo, come ha sostenuto il ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini, è infatti che, nonostante la proposta di riforma sia stata inviata al Parlamento con sei mesi di anticipo rispetto ai tempi del Piano, i cambiamenti non arrivino prima della fine del 2022, provocando nelle stazioni appaltanti una reazione di blocco di fronte alle novità. Il presidente dell’Authority ha quindi sottolineato la forte crescita dei risarcimenti ai consumatori messi in atto dalle imprese al centro delle istruttorie dell’Antitrust.
“Sulla base dei procedimenti per i quali sono disponibili dati definitivi – ha detto – l’insieme di questi interventi, concernenti diversi e importanti settori economici, che vanno dai trasporti aerei e marittimi ai servizi bancari e finanziari, dai prodotti assicurativi alla fornitura di energia elettrica e gas, ha comportato il riconoscimento di ristori a beneficio di oltre 580mila consumatori, per un importo complessivo superiore ai 34 milioni di euro”. Un sistema che, per Rustichelli, è efficace, considerando che “non solo contribuisce ad accrescere la fiducia nelle istituzioni da parte di soggetti deboli e privi della capacità di ottenere, da soli, adeguata tutela dei propri diritti, ma promuove anche un modello di comportamento virtuoso da parte delle imprese”.