Alla fine, dispiace ammetterlo, aveva ragione Giuliano Poletti. “Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia”, disse il ministro del Welfare a Bologna il 27 marzo scorso: “È per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum”. Frasi che, lo ricorderete, furono oggetto di un fuoco di fila (dalla politica ai social network) che costrinse Poletti a rettificare: “Non ho mai sminuito il valore del curriculum e della sua utilità. Ho sottolineato l’importanza di un rapporto di fiducia che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico”.
I numeri – Ora però a riprova del fatto che l’ex presidente di Legacoop lanciò sì un messaggio decisamente impopolare, ma a conti fatti non del tutto privo di fondamento, è arrivato l’Eurostat. L’ultima ricerca dell’Ufficio statistico dell’Unione europea dice infatti che, nonostante la presenza di canali “ufficiali” per cercare e trovare lavoro, dai centri per l’impiego all’Anpal (la nuova agenzia per il lavoro istituita col Jobs Act di renziana memoria), i disoccupati italiani preferiscono affidarsi ad amici, parenti e conoscenti mostrando poca fiducia nelle strutture pubbliche. I numeri sono impressionanti. Nel 2016, secondo l’Eurostat, l’84,4 per cento di chi cercava lavoro – più di 8 persone su 10 – ha preferito chiedere una “spintarella” a qualcuno dei suoi contatti invece di rivolgersi a un centro per l’impiego (25,6 per cento). Dato peraltro stabile rispetto al 2015, quando la percentuale di chi faceva affidamento sulla propria rete familiare era l’84,8 per cento. Numeri, come spesso capita, di gran lunga superiori se confrontati con la media europea, stavolta “ferma” al 70,7 per cento. Ma non solo.
Confronto – Infatti in Germania “solo” il 40,4 per cento dei senza lavoro si rivolgono a parenti e amici. Il motivo? Lapalissiano: una maggiore fiducia nel sistema pubblico, che funziona decisamente meglio che nel Belpaese e che porta il 75,6 per cento di chi cerca un’occupazione a rivolgersi a un centro per l’impiego, contro una media Ue del 46,2 per cento. Scarsa la fiducia anche sulle possibilità di trovare lavoro tramite le agenzie private: vi si rivolge un non esaltante 15,2 per centro contro una media nell’Ue a 28 di nove punti superiore (24,2). Peggio di noi (e ce ne vuole) fa solo la Spagna, dove la sfiducia nella possibilità di successo ferma l’asticella di chi si rivolge al pubblico al 24,6 per cento. Degna di nota è anche la percentuale di chi cerca di “arrangiarsi” presentandosi direttamente al datore di lavoro (69 per cento contro una media europea del 60,6), mentre quasi due terzi delle persone che cercano un impiego studiano gli annunci sui giornali (64,5 per cento). Solo il 31,3 per cento dichiara di rispondere agli annunci o addirittura di pubblicarne e il 24,3 sostiene di aver fatto esami, test e interviste.
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