Il risultato più eclatante è, su tutti, uno: Giorgia Meloni è la leader del centrodestra. Un sorpasso visibile e clamoroso su Matteo Salvini. Dall’altra il Pd di Enrico Letta tiene ancora (è, di fatto, primo partito in Italia stando ai risultati), mentre per il Movimento cinque stelle sono scattate le sirene di allarme più che rosso.
Elezioni comuni, il risultato più eclatante è, su tutti, uno: Giorgia Meloni è la leader del centrodestra
Questo, in sintesi, il quadro che emerge dalle elezioni amministrative di ieri. Un dato che, ovviamente, non può essere generalizzato ma che al contempo è anche indicatore su scala nazionale del gradimento dei singoli partiti. Ma a questo punto andiamo a vedere cosa è emerso dalle urne.
Quando scriviamo quest’articolo lo spoglio è ancora in corso ma basta dare un occhio ai risultati più netti e alle tendenze che seguono le percentuali per farsi un’idea. Non c’è dubbio, infatti, che il centrodestra esce vincitore da questo primo turno delle elezioni amministrative, conquistando Palermo con Roberto Lagalla e confermandosi a Genova e L’Aquila con Marco Bucci e Pierluigi Biondi. Quest’ultimo è l’unico ad avere una tessera in tasca ed è quella del partito di Meloni.
Appartenenza che condivide con Alessandro Tomasi, confermato primo cittadino di Pistoia. Il punto, però, è che in varie città la Lega a stento entra in consiglio comunale. È il caso di Pistoia e anche di Parma, non a caso città citata da Salvini per attaccare Fdi in campagna elettorale.
A sentire l’ex ministro dell’Interno, infatti, nella città ducale il centrodestra potuto vincere a primo turno se fosse andato compatto. I 7 punti percentuali conquistati dal candidato sindaco di Fdi, Priamo Bocchi, non avrebbero però cambiato i destini di Pietro Vignali, inchiodato al 21%, col Carroccio sotto la fatidica soglia del 5. Fatto sta che in testa – e di gran lunga – resta il candidato di centrosinistra, Michele Guerra.
Ma continuiamo il nostro tour. Uno dei risultati sconvolgenti è senz’altro quello di Verona dove la “scissione” tra Flavio Tosi e il sindaco uscente Federico Sboarina, ha finito per l’avvantaggiare l’ex calciatore Damiano Tommasi, per ora in testa al primo turno. Risultati nettamente vincenti per il centrosinistra sono stati collezionati anche a Padova con la riconferma già al primo turno di due sindaci uscenti (segno evidente che la loro gestione è stata premiata dai cittadini): Sergio Giordani e Rinaldo Melucci.
Per la destra va invece meglio a L’Aquila, dove la Lega raggiunge l’8 ma è in ritardo di dieci punti rispetto al partito di Meloni. Il vero disastro qui si chiama Stefania Pezzopane: la deputata dem raggiunge cifre molto basse, lontane dal ballottaggio. Male pure a Catanzaro, dove Salvini si toglie la soddisfazione di aver puntato su Valerio Donato (che va al ballottaggio da primo in classifica) ma rischia anche qui di prendere meno voti di Fdi.
Anche a Genova il Carroccio insegue col 6%, mentre il partito di Meloni sfiora il 10. Fdi avanti col 10 anche a La Spezia, dove il civico Pierluigi Peracchini ottiene la riconferma al primo turno e i leghisti non superano l’8. Peggiore la situazione al Nord, roccaforte del voto leghista che si va pian piano riconvertendo al melonismo.
In Piemonte, ad Alessandria, il sindaco uscente è del Carroccio: si chiama Gianfranco Cuttica di Revigliasco e si giocherà probabilmente al riconferma la ballottaggio. La Lega, però, non supera i 10 punti percentuali mentre Fdi sfiora il 15. Il partito di Salvini resta primo a Lodi dove tiene col 10 e i meloniani si fermano all’8, ma la coalizione esce pesantemente sconfitta già al primo turno dato che il candidato sindaco del centrosinistra, Andrea Furegato, supera il 56% delle preferenze.
Come detto, dunque, se davvero dovesse continuare ad andare così non c’è più alcun dubbio su chi dovrebbe essere il leader – anzi la leader – del centrodestra. I condizionali, però, sono d’obbligo. Non a caso la leader di Fdi, entusiasta per i dati provenienti da tutta Italia, non ha resistito a provocare gli alleati. E ha quindi consigliato a Salvini e Berlusconi di lasciare il governo di Mario Draghi: “Fossi in loro lo farei”, ha detto.
Una magra soddisfazione – e inaspettata secondo molti – per Salvini arriva da Messina: nella città sullo Stretto la Lega non ha seguito Fdi e Forza Italia e ha puntato su un outsider: si chiama Federico Basile, lo conoscevano in pochissimi, ma visto che è l’uomo scelto dall’uscente Cateno De Luca vince al primo turno.
E se il Pd può di fatto guardare al bicchiere mezzo pieno (altri importanti risultati sono arrivati a Lucca con Francesco Raspini in vantaggio sullo sfidante Mario Pardini, a Como con Barbara Minghetti, a Cuneo dove Patrizia Manassero potrebbe vincere al primo turno, e a Piacenza dove Katia Tarasconi al ballottaggio potrebbe strappare la città alla sindaca uscente Patrizia Barbieri), a non poter sorridere è Giuseppe Conte.
Anche forse a causa della scelta di non essere scesi in campo presentando liste in tutte le città al voto, il Movimento è stato fortemente penalizzato in tutte le elezioni comunali. Il risultato sono percentuali che oscillano tra il 2 e il 4%, in coalizione con il Pd sempre e senza mai un candidato sindaco espressione pentastellata. I ragionamenti sono cominciati anche se c’è chi invita alla calma sottolineando che bisogna ripartire dai territori. Ma è un refrain che ora va avanti da troppo tempo senza che si sia fatto nulla di concreto.