Nulla da fare: il blitz della casta per ripristinare i vitalizi tout-court (esattamente come già fatto al Senato) è fallito ieri alla Camera dei Deputati. Un risultato importante e per nulla scontato. E che molto probabilmente avrebbe creato un’ulteriore spaccatura tra palazzo e piazza (per dirla con Guicciardini), specie dopo l’abolizione del Reddito di cittadinanza per le fasce meno ingenti della popolazione. Uno smacco, se fossero stati ripristinati i vitalizi, che difficilmente si sarebbe potuto tollerare.
Montecitorio non segue l’esempio di Palazzo Madama. Dove invece i vitalizi d’oro sono stati ripristinati
Tutto ruota attorno a un ordine del giorno di Fratelli d’Italia al bilancio della Camera per mantenere il taglio dei vitalizi a Montecitorio dopo la delibera in materia del Senato del mese scorso. Il testo è passato con 240 voti a favore, 5 contrari e 25 astenuti. L’ordine del giorno a prima firma Tommaso Foti (FdI) presentato al bilancio della Camera impegna il collegio dei questori a “mantenere per tutti i beneficiari, deputati ed ex deputati, la vigente normativa di calcolo su base contributiva” per il calcolo “delle indennità di fine mandato spettanti”. Nelle premesse si fa esplicito riferimento, per contrapposizione, al fatto che “nelle scorse settimane, il Consiglio di Garanzia del Senato ha deliberato la cancellazione del taglio dell’indennità di fine mandato agli ex senatori maturati prima dell’anno 2012”.
Nonostante il voto plebiscitario, c’è da dire che non sono mancate le polemiche e l’accesa discussione in Aula, soprattutto tra i gruppi di FdI e del M5s, che aveva presentato un altro Odg dal contenuto analogo. “Si fa chiarezza dopo le consapevoli menzogne di Conte e del M5s -ha esordito Giovanni Donzelli, FdI-. Non è il governo a ripristinare i vitalizi, Conte è professore di diritto e dovrebbe saperlo, c’è stato il voto contrario di FdI e il sì di Grassi, del M5s. Oggi arriva la verità”. Ugo Grassi è ex senatore del Movimento 5 stelle, poi passato con la Lega. Immediata la replica di Francesco Silvestri, del M5s: “Donzelli attacca il Movimento su un ordine del giorno che chiede il mantenimento una cosa che ha fatto il M5s, paradossale. L’atto di Foti richiama la delibera Fico…”.
Lo stesso Foti ha poi controreplicato: “Il primo intervento sui vitalizi è stato fatto in una legislatura in cui i presidenti di Camera e Senato erano del centrodestra. Questo è un Odg che promana da una storia, è chiaro. Conte gioca”. La questione vitalizi, però, ha fatto discutere tutti i gruppi parlamentari. “Io non voterò a favore di questo ordine del giorno – ha detto in aula Piero Fassino, del Pd- Con rispetto, facendo politica da molti anni penso che la demagogia sia il pericolo più grande per la credibilità del rapporto con i cittadini”.
Anche dentro Forza Italia c’è stato chi, come Roberto Bagnasco, ha voluto chiarire la sua posizione: “Fassino ha avuto il coraggio di dire le cose come sono. Cose che ci diciamo in privato, agli amici, ma poi arriviamo in Aula e cambiamo totalmente atteggiamento. Basta con la demagogia e un populismo squallido. E questa è la posizione condivisa anche da molti amici di Forza Italia”.
Il taglio ai vitalizi, dunque, è salvo alla Camera. Almeno per ora. Cosa che invece non si può dire al Senato. Nel 2018 era stato introdotto, su spinta dei 5 Stelle, un taglio anche qui, con il ricalcolo dell’assegno in base ai contributi realmente versati. Cinque anni fa gli assegni erano stati ridotti anche del 50% con il nuovo calcolo contributivo, generando un risparmio da 60 milioni di euro per il bilancio di Palazzo Madama. Il taglio era stato poi ridimensionato nel 2020, con il ricalcolo valido solo a partire dal 2018 (e non per gli assegni precedenti), con un risparmio da 40 milioni.
Saltano, invece, i riferimenti all’obbligo di cravatta e al divieto di scarpe da tennis. I Questori della Camera valuteranno regole specifiche.