“Abbiamo tenuto fede alle promesse fatte agli elettori e – tra i primi atti di questa maggioranza – abbiamo deliberato il ricalcolo di tutti i vitalizi con il sistema contributivo”, ricorda il questore della Camera, Federico D’Incà del Movimento Cinque Stelle. Nel bilancio di previsione 2019, la spesa di Montecitorio si riduce di circa 10 milioni e mezzo (-1,08%), scendendo a 958,8 milioni contro i 969,2 del 2018.
Ma se si considera anche il taglio dei vitalizi per 45,6 milioni, sebbene accantonati in attesa dell’esito degli oltre mille ricorsi degli ex deputati, il risparmio tocca i 56 milioni. Un taglio complessivo del 5,78% rispetto all’anno scorso…
“Esattamente. È stato un intervento che abbiamo portato a compimento nonostante le resistenze e le proteste degli ex deputati che in passato hanno incassato più di quanto avrebbero dovuto, non rendendosi conto, evidentemente, che chi ricopre incarichi istituzionali deve dare l’esempio”.
Hanno protestato prima, ma non si sono arresi neppure dopo l’approvazione della delibera Fico. I ricorsi vi preoccupano?
“Assolutamente no. Impugnare una delibera è legittimo, anche se sono rimasto sorpreso da un numero così elevato di ricorsi. Al tempo stesso, però, siamo certi di aver agito nel pieno rispetto delle regole e senza ledere alcun diritto. Attendiamo serenamente le pronunce degli organi giurisdizionali della Camera, che mi auguro arrivino in tempi brevi, nella certezza che la delibera Fico supererà indenne questo test”.
E’ vero che parte di questi 45,6 milioni potrebbe essere impegnata per affittare nuove sedi da adibire ad uffici per i deputati?
“Dopo la dismissione dei Palazzi Marini, che ci ha consentito di abbattere 40 milioni di spese all’anno per le locazioni, gli spazi si sono effettivamente ridotti e sono arrivate richieste in tal senso da parte di alcuni parlamentari che abbiamo cercato di soddisfare razionalizzando gli spazi disponibili. In ogni caso, non procederemo all’acquisizione di nuove sedi finché non si concluderà l’iter della riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari: passando da 630 a 400 deputati il problema, del resto, si risolverebbe da solo”.
L’80% della spesa della Camera è assorbita da indennità e vitalizi dei deputati e da stipendi e pensioni dei dipendenti. Dei vitalizi abbiamo parlato, e sul resto?
“Quanto alle indennità dei deputati, il Collegio dei questori ha prorogato fino al 2021 il blocco delle indicizzazioni delle indennità e l’adeguamento dei rimborsi con un risparmio di 41 milioni. Inoltre, una volta approvata la riforma costituzionale M5S-Lega, che taglia da 630 a 400 il numero dei deputati, la spesa per i rispettivi emolumenti (144,8 milioni nel 2019, ndr) diminuirà di oltre un terzo. Senza contare gli effetti indiretti”.
Per esempio?
“Si produrrebbe, conseguentemente, un abbassamento anche dei costi di gestione. Senza contare ciò che i deputati M5S fanno già senza aspettare nessuna riforma o delibera interna: abbiamo rinunciato a tutte le indennità di carica, nel mio caso 3.100 euro al mese in più per il ruolo di questore; restituiamo una quota fissa di 2.000 euro al mese dell’indennità e tutti i rimborsi che non utilizziamo per l’attività parlamentare. In tutto, con le ultime restituzioni, abbiamo destinato al fondo emergenze per le alluvioni dell’ottobre-novembre scorso, circa 2 milioni di euro”.
E per gli stipendi dei dipendenti? Nel 2018 non è stata reiterata la delibera che aveva fissato i tetti alle retribuzioni (208,4 milioni nel 2019). Pensate di intervenire?
“Sul punto non ci sono state ancora riflessioni in Ufficio di presidenza. Di certo, a partire dai prossimi concorsi, occorrerà valutare seriamente l’opportunità di una revisione dei contratti e dei livelli retributivi”.
Anche le pensioni degli ex dipendenti non scherzano: nel 2019 pesano a bilancio per 276,8 milioni…
“Ma non è escluso che il taglio delle pensioni d’oro, non appena entrerà in vigore, possa comportare dei risparmi anche su questo fronte”.
Dove altro si può risparmiare?
“Se il ddl costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari diventerà legge, sicuramente sulle spese di ristorazione, sui contributi ai gruppi (quasi 31 milioni nel 2019, ndr) e, più ingenerale, sulle spese di gestione della Camera, anche se mi preme ricordare che la democrazia ha un costo che dobbiamo sostenere come cittadini ponendo allo stesso tempo la massima attenzione ad ogni euro speso come sta facendo il M5S negli ultimi anni”.
Nell’era del digitale, stupiscono i 5 milioni spesi per stampare pubblicazioni e atti parlamentari…
“Anche se il consumo di carta è considerevolmente diminuito negli ultimi anni, accelerare il processo di digitalizzazione dei servizi della Camera resta una delle nostre priorità. Non basta usare un pdf al posto di un foglio di carta, dobbiamo adottare processi digitali che permettono trasparenza, una burocrazia più semplice e vicina ai cittadini che potranno non solo vigilare ma sentirsi parte integrante del processo di costruzione delle leggi del nostro Paese”.