di Maurizio Grosso
Rischia di finire con la più classica delle svendite. Del resto non sarebbe la prima volta, in un paese costellato di episodi simili. Ma proprio per questo la prospettiva che Alitalia venga ceduta per un piatto di lenticchie brucia ancora di più, anche in considerazione delle occasioni che si sono perse negli ultimi anni. Al punto in cui siamo arrivati Air France, primo azionista singolo della nostra compagnia di bandiera con il 25% del capitale, si dichiara disponibile a salire verso il 50%, ma a condizioni estremamente vantaggiose per i francesi. Oltre al ridisegno delle rotte e alla riorganizzazione aziendale, sul piatto c’è anche la rinegoziazione del debito. Proprio quest’ultimo, con un peso totale di circa un miliardo di euro, rappresenta un macigno per la compagnia che il governo allora guidato da Silvio Berlusconi mise in mano a un gruppo di “capitani coraggiosi” (tra gli altri Riva, Benetton, Intesa Sanpaolo, Colaninno, Angelucci, Toto, Bellavista Caltagirone, Marcegaglia).
Lo sconto
E qui viene il bello, perché i francesi non ne vogliono sapere di accollarsi un debito di questo tipo. Naturalmente ognuno nella trattativa fa i suoi interessi. Ma non può non venire alla mente l’anno 2008, quando Air France era pronta a rilevare la nostra compagnia di bandiera staccando un assegno complessivo da 1,7 miliardi di euro. Il resto è storia. Berlusconi, che sentiva a un passo la vittoria elettorale, di fatto fece in modo di far naufragare la trattativa avviata dal governo sino a quel punto guidato da Romano Prodi. L’avvento dei capitani coraggiosi convocato dal Cavaliere ha fatto sperare in un esito positivo per il rilancio di Alitalia, ma ben presto si è capito che la speranza sarebbe stata clamorosamente frustrata.
I conti
E così si arriva alla situazione attuale, con una compagnia di bandiera non soltanto gravata da un miliardo di debiti, ma trascinata sull’orlo dell’abisso anche da perdite per 850 milioni in quattro anni. Nei mesi scorsi si sono fatte anche le voci di altri cavalieri bianchi, sulla carta disposti a soccorrere la malandata società oggi guidata da Gabriele Del Torchio. Si era parlato della Etihad, la compagnia degli Emirati Arabi Uniti, troppo legata però agli interessi di Air France da tutta una serie di accordi. Poi si era parlato della russa Aeroflot. Voci che si sono inseguite, come spesso è accaduto nella storia di Alitalia, senza nessun riscontro pratico. Al punto che oggi la svendita della compagnia ai francesi rimane purtroppo il risultato più probabile. E pensare che avevano messo sul piatto 1,7 miliardi.