Luigi Grassia per La Stampa
La divisione fra i sindacati di Alitalia si approfondisce, anche se le sigle si sforzano di sottolineare che la polemica non riguarda direttamente la Etihad ma solo gli accordi del 17 luglio sul contratto nazionale unico e sul taglio del costo del lavoro per 31 milioni. Questi accordi sono stati firmati da Cgil, Cisl, Ugl e Ubs ma respinti dalla Uil e dalle associazioni autonome dei piloti Anpac e degli assistenti di volo Anpav e Avia.
Ieri per la Uil Luigi Angeletti ha detto che «l’accordo sindacale propedeutico all’intesa con Etihad era quello sul piano industriale e su questo la Uil si è assunta tutte le sue responsabilità»; secondo Angeletti da parte dei sindacati (tutti) «adesso non ci sono più ostacoli» all’accordo con la compagnia aerea di Abu Dhabi.
Il contendere, ora, è solo tra l’azienda italiana e il sindacato, perché l’Alitalia, per imperizia o arroganza, ha preteso la firma di un contratto nazionale di lavoro che è contrario al buon senso e al sentimento di giustizia e offende la dignità delle persone».
La Uiltrasporti, molto rappresentata fra i piloti, torna a parlare di «accordo iniquo, pericoloso e inapplicabile» che starebbe determinando un «esodo di massa» di piloti e assistenti di volo dalle altre sigle sindacali verso la Uiltrasporti, Anpac, Avia e Anpav. «Alitalia – avverte la Uilt – può ancora evitare che la situazione si avviti in un approccio conflittuale con i propri piloti e assistenti di volo».
Ieri la Uil si è attivata per chiedere un referendum fra i lavoratori. «Vogliamo rassicurare chi lo sta invocando» ribatte Franco Nasso della Filt Cgil «ma poi chi proporrà la bocciatura degli accordi non potrà sfuggire alla domanda di che cosa accadrà il giorno dopo. Ci vorrebbe il giusto ancoraggio alla verità dello stato dell’azienda per non disperdere l’unica possibile via d’uscita rappresentata dall’accordo con Etihad».
Si fa sentire anche la Fit Cisl: «La riduzione dello stipendio è stata convenuta, nelle cifre e nelle percentuali a carico di ogni famiglia professionale, da tutti i sindacati presenti alla trattativa» dice il segretario generale Giovanni Luciano. «Non è vero che solo chi ha firmato era d’accordo».
Per quanto riguarda la struttura finanziaria dell’Alitalia, stamattina si riunirà il consiglio di amministrazione della società Poste Italiane (che di Alitalia è il secondo azionista). Il dossier Alitalia-Etihad non è all’ordine del giorno ma potrebbe essere affrontato. Le Poste si sono impegnate a sottoscrivere la loro quota di sostegno straordinario alla compagnia aerea per far fronte ad eventuali perdite di bilancio e al pregresso di cui Etihad non vuol farsi carico.
Contro questo impegno si schiera la sigla Slp, sindacato di categoria della Cisl. Il segretario generale invita il cda delle Poste a «ulteriori approfondimenti sulla questione, anche alla luce dei rischi connessi. Di fronte a scenari di ristrutturazioni e razionalizzazioni in Poste Italiane, e di fronte al mancato rinnovo del contratto nazionale e del premio di risultato per i lavoratori postali, appare assai contraddittorio distogliere ingenti capitali di Poste Italiane verso situazioni del tutto estranee all’interesse dell’operatore postale. Al momento dell’ingresso di Poste Italiane nel capitale di Alitalia, ci fu assicurato che la quota di 75 milioni di euro versata da Poste doveva considerarsi uno sforzo finanziario eccezionale che non avrebbe precostituito ulteriori impegni onerosi in quella operazione».