Un piano studiato da almeno un anno. Gli investigatori hanno trovato altri elementi che confermano come Ali Sonboly, il 18enne autore della strage a Monaco di Baviera, non ha agito d’istinto. D’altra parte non ha selezionato la proprie vittime: ha aperto il fuoco a casa, puntando comunque su molti giovani. Tra di loro c’erano infatti 5 minorenni. Ma senza badare alla loro nazionalità.
Il procuratore capo di Monaco, Thomas Steinkraus-Koch, ha fatto in conferenza stampa il punto della situazione sulle indagini. Ribadendo: “Non c’è nessuna motivazione politica o spinta dall’estero”. Insomma, niente estremismo di destra né tantomeno terrorismo islamico. Il movente è quello della follia: il giovane era in cura.
Di certo c’era una sorta di ossessione di Ali per Anders Breivik, il norvegese in carcere per la strage di Utoya. Nella sua stanza è stata rinvenuta una corposa documentazione di quel terribile fatto di cronaca. Per l’attacco a Monaco Ali Sonboly ha usato la stessa arma: la 9 millimetri della Glock 17. Molto probabilmente il 18enne si è procurato l’arma su un sito web illegale. Ma la passione per le stragi è confermata da un altro elemento. Il killer di venerdì aveva visitato la città di Winnenden, vicino Stoccarda, dove – nel 2009 – uno studente uccise 15 persone in una scuola. E addirittura conservava le foto di quel posto.
I genitori di Ali Sonboly non sembrano legati in alcun modo all’attacco. Anzi il padre del giovane ha riconosciuto il figlio in un video che era stato diffuso sul web. Così si è recato in una caserma per riferire ai poliziotti che probabilmente il ragazzo con il fucile era il figlio.