Non solo Renzi. Dietro la tornata di nomine appena archiviata si intuisce sin troppo nettamente la vittoria di altre cordate e clientele, magari diverse, ma in questi anni strettamente collegate al “giglio magico”. E l’esito finale, nonostante le avvisaglie ci fossero tutte, non può che sorprendere. Una delle conclusioni più incredibili è che per l’ennesima volta l’attuale ministro degli Esteri, Angelino Alfano, è riuscito a confermare i suoi fedelissimi. E pazienza se adesso Ncd, partito che già al massimo aveva un pugno di voti, si è sciolto per dar vita a un nuovo soggetto di nome Alternativa Popolare. Ecco così che il ministro è riuscito a mantenere uno scranno nel Cda dell’Enel per Alfredo Antoniozzi, che anni fa entrò nel colosso elettrico dopo essere stato trombato alle elezioni europee alle quali si era presentato proprio sotto le insegne Ncd. Stessa sorte per un altro alfaniano doc, il super avvocato Andrea Gemma.
Il precedente – Che l’Eni avrebbe potuto avere una certa sensibilità nei confronti degli alfaniani si era capito qualche settimana fa. La Notizia aveva rivelato come il Cane a sei zampe avesse imbarcato nella funzione security Giovannantonio Macchiarola, storico capo segretaria di Alfano, nel frattempo rimasto per strada nel passaggio del ministro dal Viminale alla Farnesina. Che poi tutto stupisce molto relativamente, vista la dimestichezza con cui Alfano ha piazzato amici e parenti anche in precedenti occasioni. Tra l’altro, sempre per la serie “meno voti hai più poltrone riesci a strappare”, non può non segnalarsi anche il caso di Pier Ferdinando Casini. Gli elettori, probabilmente, nemmeno si ricordano più che cosa sia l’Udc. Partitino che invece ritorna immancabilmente alla memoria di chi deve orchestrare la partita delle nomine. Capita così che nel Cda di Poste sia stato confermato Roberto Rao, ex deputato Udc ed ex portavoce dello stesso Casini.
Il dettaglio – Tra l’altro qui spunta una curiosità che può dirla lunga. La Notizia (vedi il numero del 17 marzo) aveva rivelato come, appena confermato all’Ambiente, il ministro Galletti avesse aumentato il già corposo carnet dei consulenti imbarcando lo stesso Rao per un incarico da 60 mila euro l’anno. Chissà, magari in quel momento il fedelissimo di Casini temeva ancora di non essere confermato a Poste. Vai a sapere. Accanto a queste clientele, poi, troviamo i soliti poteri più o meno forti. Sempre nel Cda dell’Eni, per dire, è approdato il commercialista Domenico Trombone, pluriplotronato consigliere di amministrazione e componente di collegi sindacali nel mondo Unipol e coop rosse. Tutti questi si aggiungono ai vari Alberto Bianchi (Enel), Fabrizio Landi (Finmeccanica) e Diva Moriani (Eni), i “renziani” che in epoche diverse hanno anche sostenuto la Fondazione Open (soprattutto Bianchi e Landi, mentre la Moriani fa parte di Intek, lo stesso gruppo guidato da Vincenzo Manes, altro finanziatore renziano).