Un parricidio a tutti gli effetti seppur in senso metaforico e declinato in termini di ideali e principi. È quello che Alessandro Di Battista ha compiuto nei confronti di Beppe Grillo, “padre” del Movimento Cinque Stelle, di cui Dibba è stato “figlio”.
L’ex deputato M5S Alessandro Di Battista sostiene che non c’erano le condizioni, che si aspettava “garanzie politiche” che non sono arrivate
In un video sui social spiega perché ha deciso di non candidarsi alle prossime elezioni politiche. L’ex deputato M5S sostiene che non c’erano le condizioni, che si aspettava “garanzie politiche” che non sono arrivate. Ma gratta gratta alla fine le garanzie che cercava erano fin troppo ambiziose per non dire spudorate.
Di Battista dice senza troppi giri di parole che si sarebbe candidato solo qualora Grillo si fosse fatto da parte. “Per rientrare nel Movimento e ricandidarmi è giusto che io pretenda determinate cose: e non sono poltrone, ma garanzie politiche. In questo momento, con Grillo che ancora non ha fatto un passo dI lato – che dovrebbe fare – queste garanzie non ci sono”. E ancora: “Politicamente oggi non mi fido di Grillo, che ancora in parte fa da padre padrone. E io sotto Grillo non ci sto”.
Certo, riconosce, “Io non dimentico quello che Grillo ha fatto per il Paese e anche per me”, “perché se sono la persona che sono”, con “determinati valori”, “è anche perché me li hanno insegnati Grillo e Gianroberto Casaleggio”. E ricorda anche che Grillo “ci ha rimesso una valanga di soldi con il M5s nonché la sua “tranquillità personale”.
Eppure con il Grillo di oggi Di battista non vuole più avere a che fare. Non gli perdona l’abbraccio col Pd, il governo Draghi dell’assembramento e tanto altro ancora. Ma è lo stesso Grillo, dice Di Battista, con altre importanti componenti del M5S – e fa il nome di Roberto Fico – a non volerlo. E per una serie di ragioni. “Forse temono che io sia poco imbrigliabile, perché forse temono giustamente che io possa ricordare degli errori politici che sono stati commessi negli ultimi due anni”.
Nessuno mi ha detto “abbiamo bisogno di te”, spiega, fatta eccezione per l’ex ministro Danilo Toninelli. “Le interviste gentili che mi tiravano in ballo, dice, erano ‘se torna si deve allineare’. Le meno gentili erano ‘non abbiamo bisogno di lui lui perché è un distruttore’, tipo Attila il re degli Unni”. Forse “i disboscatori di consenso, però, sono stati altri: alcuni sono ancora all’interno del M5S, altri se ne sono andati”.
Ricorda tra i momenti difficili quando gli hanno impedito di assumere la leadership del M5S “evitando dI votare, quando non hanno neppure voluto pubblicare i voti degli stati generali perché io avevo preso il triplo dei voti di Luigi Di Maio, che all’epoca faceva ancora il ducetto… Non si doveva far sapere, perché era un’onta per lui. E a Di Maio si riferisce, con tutta probabilità, quando parla di chi per una poltrona è pronto a barattare la propria dignità, “a infilarsi nella sede del Pd per elemosinare un seggio”.
Da tutto questo marasma Di Battista salva il leader Giuseppe Conte. Con cui, spiega, “abbiamo avuto un’interlocuzione molto leale, sincera”. Per me, spiega, è “un galantuomo, non mi ha mai mancato di rispetto e mi ha sempre detto la verità. Si è sempre comportato bene. Credo che abbia veramente a cuore l’interesse del Paese”. E questo sebbene “su alcune posizioni abbiamo idee molto diverse”.
In serata replica Conte: “Di Battista è una persona che considero un interlocutore autentico e leale. Non condivido tutte le sue opinioni ma posso garantire che il Movimento continua la sua azione sulla base dei suoi principi ispiratori”. A chiusura del video, Dibba parla del suo percorso futuro lasciando intendere che continuerà a fare politica.
Annuncia la costituzione di “un’associazione culturale per fare politica insieme da fuori, per darci una struttura e un’organizzazione civica per fare cittadinanza attiva. Per fare proposte e scrivere leggi, e poi magari portarle in Parlamento come leggi di iniziativa popolare”. E aggiunge: “Vedremo in futuro a cosa potrà portare questo percorso”.