Strano destino quello del giornalista Aldo Torchiaro che voleva inchiodare Sigfrido Ranucci di Report per una storia di presunti pagamenti opachi – poi rivelatisi inesistenti – e che invece è stato appena condannato dalla Corte d’Appello di Bologna per aver ricevuto il pagamento di una consulenza fittizia. E non si tratta di poca cosa, ma di una pena a tre anni di reclusione.
Aldo Torchiaro condannato a 3 anni
Sentenza ribaltata con l’assoluzione per l’allora dirigente di Forza Italia Giuseppe Villani e per l’ex editore di Polis Angelo Buzzi, mentre la pena è stata ridotta per l’ex presidente di Alfa, Andrea Costa, che passa da 7 a 6 anni e 6 mesi. Insomma per la gran parte degli imputati, i giudici hanno decretato l’assoluzione o una riduzione di pena.
Chi non ha avuto altrettanta sorte è stato solo Torchiaro, per il quale è stata confermata la prima sentenza. Un’indagine in cui era coinvolto pure il sindaco di Parma, Pietro Vignali, che patteggiò due anni.
La contestazione a Torchiaro è di aver orchestrato una petizione online con firme false per difendere l’allora sindaco, finito nel tritacarne dei media. Accuse molto circostanziate, tanto che nel carteggio spuntano gli sms che il cronista, oggi anche speaker per la renziana Radio Leopolda, aveva scambiato per coordinare la campagna social.
Nelle carte si legge che Torchiaro in qualità di “giornalista e consulente in comunicazione” si sarebbe “appropriato, di una somma complessiva di euro 11.980,80, nella giuridica disponibilità di Costa, distratta dalle casse di Alfa Spa”. Un pagamento servito per “una fittizia prestazione con oggetto: “Consulenza giornalistica relativa al convegno Alfa”, ma in realtà destinata a coprire i costi per la gestione della pagina Facebook di Vignali e seguire il suo ufficio stampa”.
In particolare Torchiaro si era impegnato ad effettuare “sondaggi online alterati attraverso la creazione di false identità” e aveva avviato una petizione a favore di Vignali per bilanciare quella, promossa dai cittadini, che ne chiedeva le dimissioni. Ma i consensi per questa iniziativa a sostegno dell’allora sindaco erano pochi e così, secondo i pubblici ministeri, sarebbero stati realizzati falsi profili e apposte firme fittizie online.
Gli sms che inchiodano Torchiaro
Fatti che sono stati documentati dagli sms che Torchiaro ha scambiato con l’allora sindaco. È il 25 giugno 2011 quando il giornalista scrive: “Abbiamo volutamente tenuto disabilitata la bacheca. Da ora mi ci metto ma non sono in molti a attaccarti e abbiamo anche commenti positivi che ti incitano a tenere duro. Adesso lasciamo passare la fase acuta e già domani ribaltiamo la situazione”.
Come riuscirci lo spiega lui stesso: “Sto ripulendo commenti e usando due identità fake su giornali online e Fb. Dato il momento direi di non insistere con posizioni frontali. Adesso la tensione scende e lunedì è il momento per risalire. Io e altri due siamo impegnati sul sondaggio della Gazzetta. Ti abbiamo fatto recuperare 10 punti”.
Ma il sindaco non è convinto: “Scusa ma ci sono un sacco di attacchi su Fb. Bisogna rispondere a costo di mettere due o tre persone che stiano sveglie tutta la notte”. Il 12 luglio Vignali contatta Torchiaro: “Come siamo messi con quella petizione. Quella contro di me online ha già raggiunto le 1000 firme. Ne parlano oggi i giornali. Siamo nel mezzo della crisi. Dobbiamo darci una mossa”.
Il giornalista risponde: “Sto mettendo dentro firme fittizie online. Purtroppo molti dei nostri non ci hanno dato una mano”. Così Vignali consiglia di rivolgersi ad altri collaboratori che “costruiscono spesso profili online” perché intende renderla pubblica il prima possibile. Ma Torchiaro conclude: “Con le firme di petizioni online è diverso. Ho messo due persone sotto a creare firme”.
L’attacco di Torchiaro a Report
Insomma un comportamento davvero sui generis quello del giornalista. Peccato che proprio Torchiaro è quello che sul Riformista – ormai qualche mese fa – ha portato alla luce vecchi filmati che avrebbero mostrato il cosiddetto sistema Ranucci, asserendo fossero inediti, per poi lanciarsi in sperticate accuse anche a La Notizia che, carte alla mano, aveva dimostrato come tali video fossero noti ai pm che li avevano giudicati privi di ogni rilievo penale, con tanto di sentenza definitiva.
Insomma niente da accertare come chiedeva Torchiaro, con buona pace per il presunto scoop e per la lezione di giornalismo che ha provato a impartire. A Report e pure a La Notizia.
Aggiornamento, si riceve e si pubblica dichiarazione integrativa:
“La notizia della condanna di Aldo Torchiaro riportata con enfasi nell’edizione del quotidiano “Lanotiziagiornale.it” del 21 maggio 2022 non è più attuale con riferimento alla posizione del medesimo poiché la sentenza di condanna inflittagli dalla Corte d’Appello di Bologna, quarta sezione con sentenza 3755 del 18 maggio 2022, è stata annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione con sentenza della sesta sezione penale del Supremo Collegio del 13.04.2023“.