“Perché no alla candidatura a sindaco e sì a vicesindaco? Per correttezza e per gratitudine delle tante persone che mi hanno sostenuto durante la lunga fase che mi ha portato a un passo dal candidarmi. Mi è sembrato giusto, dopo aver detto no, mettermi a disposizione. Chiaramente se è interesse del candidato e delle forze politiche”. È quanto ha detto al Corriere l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, risponde a proposito dell’ipotesi di Oscar Di Montigny sindaco e lui vice, la coppia su cui punta Matteo Salvini.
“Per un sindaco – ha detto ancora Albertini che precedentemente aveva rinunciato a candidarsi con il centrodestra – i cinque anni del mandato sono un vincolo fortissimo, via lui, via tutti. E’ anche la forza. Io ho governato nove anni con la lettera di dimissioni in tasca e questo mi ha permesso di avere la massima libertà. A differenza del sindaco, il vicesindaco e gli assessori sono intercambiabili”.
“Non sto affatto dicendo che se vinco mi ritiro prima della fine del mandato – ha spiegato Albertini – dico che psicologicamente esiste questa possibilità. E’ un pò come quando ho corso la prima Stramilano della mia vita. La corsa non è il mio sport e allora mi sono detto: ‘corro per un’ora e poi vedo come va, se mi sento vado avanti, altrimenti mi fermo”.
“Di Montigny? Ho dato la mia adesione alla sua candidatura – argomenta ancora l’ex sindaco Albertini – anche perché il suo curriculum è ragguardevole. Qualcuno può considerare i suoi libri come delle magnifiche utopie rispetto al mestiere di sindaco. Però se non si guarda in alto poi si finisce a strisciare nel sottobosco. Consigli? Gli ho parlato per fargli capire i rischi e i problemi di un primo cittadino. Gli altri bid del centrodestra? Non hanno detto niente, ma anche sulla mia candidatura a sindaco sono stati in silenzio”.