Il primo viaggio è iniziato. Con 16 migranti che a bordo della nave Libra della Marina si dirigono verso l’Albania. Solo in 16, quindi, per quella che viene considerata l’inaugurazione dei centri sotto la giurisdizione italiana in Albania. Arriveranno a Schengjin probabilmente nella mattinata di domani, dove i 16 verranno sottoposti alle procedure accelerate di frontiera. Così dopo mesi di propaganda e una spesa da record il governo può rilanciare il suo spot. Un po’ misero, se pensiamo al numero ridotto di migranti in arrivo in Albania. E che rischia di essere subito azzoppato dopo la sentenza della Corte di giustizia europea.
Ma andiamo con ordine. I migranti trasferiti sulla nave Libra sono dieci bengalesi e sei egiziani. Si trovavano a bordo di alcuni barchini che sono stati intercettati nella notte in acque internazionali dalle autorità italiane, prima di essere trasferiti sulla Libra. Arrivati in Albania verrà eseguito su di loro un controllo più approfondito nell’hotspot, prima del trasferimento al centro di Gjader. Una volta arrivati nella struttura verranno trattenuti con un provvedimento di fermo, che deve essere convalidato entro 48 ore dai giudici della sezione immigrazione di Roma. Poi, in caso di conferma, nel giro di quattro settimane si deciderà sull’eventuale bocciatura della richiesta di asilo procedendo, in quel caso, con il rimpatrio. Ma c’è un dubbio che aleggia su questo procedimento.
L’incognita della sentenza della Corte di Giustizia Ue
C’è una sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia europea che rischia di far naufragare il piano del governo. I giudici, infatti, hanno stabilito che un Paese in cui vanno rimpatriati i migranti per essere considerato sicuro lo deve essere in ogni sua zona e per ogni tipo di persona. E così ben 15 dei 22 Paesi ritenuti sicuri dalla Farnesina, in realtà, non lo sono più. Non rispettano questo criterio neanche gli Stati da cui provengono più migranti, come Tunisia, Egitto e Bangladesh. Già questo primo viaggio verso l’Albania può diventare un caso importante, considerando la provenienza dei 16 migranti. Il cui fermo nelle strutture in Albania potrebbe non essere convalidato, facendo così partire lo scontro tra governo e magistratura. Scontro che, a dire il vero, è già stato preannunciato dal governo, come dimostrano anche i primi attacchi di esponenti come il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, già pronto a invocare l’attacco della magistratura.
Centri in Albania, Meloni litiga con le Ong e l’opposizione attacca
Insomma, il governo “butta 800 milioni in un accordo di deportazione di migranti in Albania, in violazione dei diritti fondamentali, in spregio a una sentenza della Corte di giustizia europea che fa già scricchiolare l’intero impianto di quell’accordo”, come sottolinea la segretaria del Pd, Elly Schlein. Attacca Riccardo Magi, segretario di +Europa: “Meloni alza le tasse perché deve finanziare i suoi centri di detenzione per migranti che apriranno in settimana in Albania. Un uso vergognoso dei soldi dei contribuenti in questa sua campagna elettorale infinita”. A stridere con l’apertura dei centri in Albania è anche il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, secondo cui sono fondamentali gli “obiettivi di solidarietà che la Carta ha posto alle bassi della nostra convivenza”. “L’impegno per la coesione sociale, l’accoglienza, il progresso, l’integrazione, il divenire della cittadinanza, è attività permanente”, sottolinea il capo dello Stato. Mentre la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, passa il tempo a litigare sui social con la Ong Sea Watch.