L’austerity secondo il governo vale quando si deve risparmiare sulla pelle dei poveri, smantellando il Reddito di cittadinanza e facendo cassa sui pensionati, o quando con un colpo di spugna si decide di cancellare anche lo sconto sui carburanti.
Ma quando si devono ingrassare gli staff dei ministeri allora l’austerity non vale più. Alla faccia di chi auspica che la politica possa davvero inaugurare una stagione di contenimento dei costi. La maggioranza, dopo aver litigato per un’intera giornata, giovedì ha approvato in commissione Affari costituzionali della Camera il decreto che riorganizza la macchina amministrativa del governo e ribattezza i ministeri. E che è sbarcato ieri nell’Aula di Montecitorio.
Ebbene se Noi Moderati hanno dovuto battere in ritirata sulla richiesta di aumentare da 65 a 68 il numero dei sottosegretari, lamentandosi per il fatto di non essere sufficientemente rappresentati, hanno avuto invece il via libera gli emendamenti che hanno approvato l’allargamento degli staff di alcuni ministri, a partire da quello dell’Istruzione, Giuseppe Valditara.
E poco importa al governo che i 480 mila euro per gli uffici del titolare leghista del dicastero di viale Trastevere saranno ricavati tagliando un fondo destinato alla didattica e all’offerta formativa. Via libera anche all’ampliamento degli uffici del ministro dell’Ambiente, l’azzurro Gilberto Pichetto Fratin: 975 mila euro gli sono stati destinati per trenta nuovi posti.
Inoltre la maggioranza ha approvato una norma pensata appositamente per triplicare lo staff del viceministro all’Economia di FdI, Maurizio Leo, che ora potrà contare su 24 persone: otto collaboratori della segreteria e 16 come “ulteriore contingente” dell’ufficio. Infine hanno cancellato quattro posizioni di dirigente sanitario per ottenerne una in più di dirigente generale negli uffici del ministero della Salute, guidato da Orazio Schillaci, quindi uno spostamento dalla trincea sanitaria alla burocrazia ministeriale.
UNA DIFESA CHE FA ACQUA
Valditara si è difeso con una nota stringata: “In riferimento alle notizie diffuse riguardo alle spese per la diretta collaborazione, il ministero dell’Istruzione e del Merito precisa che le cifre impiegate sono pienamente in linea con quelle delle gestioni precedenti. Inoltre, nella Legge di Bilancio non solo non è previsto alcun taglio di risorse alla scuola, ma sono stati deliberati incrementi per ben 650 milioni di euro”.
Ma, considerato che la scuola cade a pezzi (leggi articolo in basso) e che in Manovra sono irrisorie le risorse stanziate per l’Istruzione, vanno su tutte le furie i pentastellati e i dem. “Altro che premiare il merito, premiano i ministri”, denuncia il capogruppo del M5S in Commissione Affari Costituzionali della Camera Alfonso Colucci.
“Stiamo assistendo a un’ostinata ricerca di ulteriori poltrone aumentando la spesa pubblica o tagliando fondi destinati al welfare. Niente male come esordio del governo negli uffici ministeriali”.
Attacca pure il Pd: “Davvero una scelta inaudita. Già nella legge di Bilancio non sono previsti investimenti aggiuntivi ma è stabilito un taglio di 700 scuole in due anni; adesso con questa operazione gravissima tolgono ulteriori fondi per aumentare gli staff. Il ministro Valditara dovrebbe chiarire, dichiarare meno e fare di più per la scuola. Quello che si chiede ad un ministro dell’Istruzione”, dice Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Scuola di Montecitorio.
Riccardo Magi (+Europa) ha criticato “la norma ad personam per il ministero di Schillaci. Manca solo la foto del beneficiario” ha commentato. La legge di Bilancio per la Sanità stanzia per il prossimo anno appena 2,2 miliardi laddove le stesse Regioni avevano stimato un buco di quasi 4 miliardi.