Se fino ad ora erano solo dubbi, da ieri sono diventate certezze. Nelle rsa lombarde qualcosa non ha funzionato come accertato dagli ispettori dell’Istituto superiore di Sanità (Iss) con un’inchiesta lampo destinata a far parlare a lungo. Ad illustrare i risultati di quest’indagine, lasciando tutti sgomenti, è stata la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, rispondendo a un’interpellanza del Pd sul coronavirus nell’aula della Camera. “Il ministero della Salute ha immediatamente avviato un’attività di verifica ispettiva sulla congruità delle indicazioni fornite alle Rsa dalla Regione Lombardia, e all’adeguatezza delle attività di prevenzione, vigilanza e indirizzo di competenza regionale rispetto alle indicazioni fornite dal ministero” ha detto la dem. Una serie di controlli resi necessari dal fatto che le residenze sanitarie assistenziali (rsa, ndr), come ci racconta la cronaca di questi ultimi due mesi, si sono trasformate in veri e propri focolai inarrestabili con un conto di morti diventato ormai spaventoso.
L’ECATOMBE. Tanto per capirsi, il 51% dei decessi nelle case di riposo lombarde è stato causato dal covid-19 o da patologie simil influenzali. A dirlo è ancora la sottosegretaria che ha spiegato come l’inchiesta sia stata condotta “su 677 Rsa pubbliche e convenzionate presenti nella Regione Lombardia e contattate dal gruppo di lavoro dell’Iss”. Peccato che di queste fino “al 6 aprile scorso, hanno risposto all’indagine 164 strutture, pari al 24,2 per cento del totale”. Insomma un numero esiguo e per il quale, assicura, “l’indagine è tutt’ora in corso”. Tuttavia quel che preoccupa non è di certo il numero delle risposte fin qui pervenute quanto ciò che esse raccontano in quanto “emerge che il numero totale dei decessi nelle Rsa lombarde dal 1 febbraio 2020 al 6 aprile è pari a 1822 decessi su un totale di 13287 residenti al 1 febbraio 2020”. Ma c’è di più perché “il totale dei decessi accertati con tampone e risultati positivi al tampone è pari a 60. Il totale dei decessi con sintomi simil influenzali o simili a Covid è pari a 874. I deceduti accertati positivi al Covid 19 confermati da tampone più i deceduti con sintomi simil-influenzali sono pari a 934 cioè il 51,3% del totale dei decessi nelle Rsa lombarde che hanno risposto al questionario”.
VERO INCUBO. Che la condizione nelle case di cura era da tenere sott’occhio, lo si era capito da tempo. “Più in generale, nell’ambito delle strategie di prevenzione e controllo dell’epidemia da virus Sars CoV-2, fin da subito è emersa la necessità di prestare massima attenzione nei confronti della popolazione anziana” in quanto queste “rappresentano la popolazione fragile per eccellenza, da proteggere con le più idonee cautele anche e soprattutto nel corso dell’epidemia di Covid-19” spiega ancora la Zampa in Aula. Pazienti, quelli all’interno delle case di cura, spesso già gravati da “altre patologie cardiovascolari, e respiratorie”, che, come si è visto in questa epidemia da coronavirus, sono risultati quelli “colpiti più gravemente”.
Proprio per questo, prosegue la sottosegretaria alla salute: “Erano state date disposizioni a tutti, con una circolare del ministero, che non entrassero dall’esterno possibili contagiati e quindi possibili contagiatori”. Disposizioni che, evidentemente, non sono state eseguite a regola d’arte o sono state del tutto ignorate come si capisce dal fatto che “il virus non vola nell’aria ma si trasmette per contatto umano. Di certo non si produce il contagio in una comunità chiusa, se non c’è qualcuno che ha portato il virus” nelle strutture. Scacco matto. Il punto, infatti, è proprio quello relative alle disposizioni ministeriali che, ricorda la Zampa, “erano valide per tutti, non solo per la Lombardia” ma che qualcuno ha deciso di ignorare causando un’epidemia del tutto fuori controllo e che ha messo in pericolo i più deboli tra tutti, ossia gli anziani residenti nelle case di cura.