Il Consiglio di Garanzia del Senato, presieduto dall’ex senatore Luigi Vitali, ha cancellato il taglio dei vitalizi istituito nel 2018 da M5S. Andrea Colletti, avvocato ed ex presidente del Collegio d’appello della Camera, Che effetto le fa?
“Non ho ancora avuto modo di leggere le motivazioni giuridiche ma da un certo punto di vista non posso che dire che non me lo aspettavo. Questo perché il Senato ha già trattato la materia dei vitalizi, ad esempio su quelli concessi ai condannati, e anche per via degli interessi in gioco. Su quest’ultimo punto parliamo di una differenza rispetto alla Camera quantificabile in circa 80 milioni di euro, in favore di ex senatori. Tutte ragioni per le quali era comprensibile che si arrivasse a questo tipo di sentenza e forse è proprio per questo che non sono stati modificati gli organi al Senato mentre quelli della Camera sono stati cambiati a maggio”.
Cosa intende?
“Il dubbio, legittimo, è che gli organi al Senato sono stati prorogati di così tanto tempo proprio per farli arrivare ad emettere e pubblicare questa sentenza. Ci tengo a ribadire che dal punto di vista giuridico non conosco le motivazioni ma non posso che constatare che è evidente una chiarissima antinomia tra la nostra sentenza e quella dei colleghi del Senato”.
Alla Camera il Collegio d’appello da lei presieduto ha fatto una scelta opposta. Ci può spiegare cosa l’ha convinta a confermare il provvedimento?
“La questione è complicata ed è stata molto dibattuta perché si parlava non soltanto dei principi giuridici ma anche di questioni di tipo finanziario della Camera dei Deputati. In relazione a quest’ultimo punto, noi abbiamo dedotto che, come emerge dalla sentenza, il sistema previdenziale della Camera dei Deputati era in palese perdita ogni anno. E questa andava a carico della Camera dei Deputati. Qualora si fosse trattato di un’ente previdenziale esterno, sarebbe stato certamente commissariato. Ma siccome c’è l’autonomia della Camera, non viene commissariato ma viene semplicemente pagato con i soldi che lo Stato versa alla Camera stessa anche con i contributi che gli attuali deputati versano. Le faccio notare che negli anni sono stati aumentati i contributi e al momento vige un sistema quasi completamente contributivo che però serve a pagare più che le future super pensioni quelle di coloro che non hanno versato l’ammontare corrispondente. E dai controlli era emerso che c’era chi aveva ricevuto oltre 22 volte quello che aveva versato. Un sistema totalmente folle dal punto di vista finanziario e che non rispettava né i canoni del corretto andamento della Pubblica amministrazione e nemmeno l’articolo 81 della Costituzione. Con la nostra sentenza abbiamo introdotto un principio innovativo, quello della solidarietà intergenerazionale secondo cui un sistema previdenziale deve tutelare chi è in pensione e anche chi ci andrà in futuro”.
Tra l’altro Vitali ha detto che il provvedimento ha “ripristinato la legalità”, lasciando intendere indirettamente che voi l’avete violata e augurandosi che la Camera si adegui…
“Ci sta che persone diverse abbiano sensibilità diverse quindi non mi sento di dover rispondere. Posso soltanto dire che sono due organi diversi che sono giunte a valutazioni differenti ed è chiaro che ognuno sceglie la propria via. Dal canto nostro, sottolineo che pur provenendo da partiti differenti siamo giunti a una decisione che deve essere rispettata”.
Vitali ha detto che se si volessero tagliare i vitalizi allora sarebbe necessaria una legge e non una delibera. È così?
“Assolutamente no. I vitalizi sono stati introdotti con una delibera che ha valore di legge perché ha valore interno. Ne consegue che o è illegittima la delibera che li ha introdotti, di conseguenza sarebbero illegittimi tutti i vitalizi fino a ora, oppure l’unico modo è che una delibera venga modificata da un’altra delibera. Certo si può anche fare una legge ma questa non deve essere sulla riduzione dei vitalizi ma al massimo deve riguardare la normativa in generale”.
Dopo questo provvedimento che messaggio arriva ai cittadini che anche il prossimo anno dovranno sottostare alla legge Fornero e che per andare in pensione dovranno attendere i 67 anni, ritrovandosi un assegno da fame?
“Io sono avvocato e potrò andare in pensione a 70anni. Quindi per la mia categoria, a causa di scelte scellerate del passato, la situazione è ancora peggiore di quelli che sono sotto l’Inps. Detto questo il messaggio è che il potere è di pochi e che quei pochi si autogestiscono il potere come vogliono. Si tratta di un brutto messaggio anche se credo che ormai i cittadini sono abituati ai privilegi e alla politica fatta con furbizia e ai danni della collettività”.