La notizia piomba nel Transatlantico di Montecitorio quando è da poco finita (con una fumata nera) la seconda votazione per l’elezione del presidente dell’Assemblea. Matteo Salvini ha fatto saltare il banco, ha detto pubblicamente che a Palazzo Madama la Lega voterà per la senatrice di Forza Italia Anna Maria Bernini (che infatti ottiene 57 voti sui 58 a disposizione dei leghisti). Il nome di Paolo Romani esce definitivamente di scena in quel preciso istante e così, salvo clamorosi colpi di scena, salta per aria pure la coalizione di Centrodestra. Esce dall’Aula Andrea Ruggieri, nipote di Bruno Vespa neoeletto tra le file di FI. Completo blu scuro, tiene una sigaretta nella mano destra. “Ma che è successo?”, gli domandano mentre sta andando in cortile a fumare. “Un casino – risponde lui scuro in volto –, evidentemente Salvini ha deciso di fare il Governo coi grillini…”. Pochi minuti dopo ecco la rabbiosa reazione di Silvio Berlusconi. “Dalla Lega – tuona il Cav – arriva un atto di ostilità a freddo”. I voti del Carroccio “rompono l’unità della coalizione del Centrodestra e smascherano il progetto per un governo Lega-M5s”.
“Esagerato, gli abbiamo fatto un favore”, replica il braccio destro di Salvini, Giancarlo Giorgetti, che un’oretta prima scherzando con Giorgia Meloni e Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia, diceva: “Se ho letto il comunicato di Forza Italia? (quello in cui verso le 15 si ribadiva la linea-Romani, ndr). Comunicato è un participio passato…”. Spinta (pare) dal leader di FI, Bernini è costretta a precisare: “È del tutto evidente che sono indisponibile ad essere il candidato di altri senza il sostegno del presidente Berlusconi e del mio partito”.
È del tutto evidente che sono indisponibile ad essere il candidato di altri senza il sostegno del presidente @berlusconi e del mio partito.
— Anna Maria Bernini (@BerniniAM) 23 marzo 2018
Ma ormai il danno è fatto, anche perché nel periodo che intercorre tra le dichiarazioni di Salvini e quelle della Bernini, dallo stato maggiore i pentastellati dicono chiaro e tondo che per loro l’interessata è votabile. Scrive Luigi Di Maio su Twitter: “Per la presidenza del Senato siamo disponibili a sostenere Anna Maria Bernini o un profilo simile”, ovverosia l’altra senatrice di FI Maria Elisabetta Alberti Casellati. Ancora più esplicito un altro pezzo da 90 del Movimento, Alessandro Di Battista: “Ho fatto opposizione a Berlusconi come pochi in questi anni. Ciononostante se Salvini propone la Bernini al Senato ritengo che il Movimento 5 Stelle debba votarla. Punto. Se Salvini propone un nome di Forza Italia – scrive su Facebook – è un problema suo. Noi non votiamo impresentabili e condannati (come Romani) come abbiamo sempre detto”.
Lette le parole dei due leader del Movimento, ecco che il segretario della Lega tira un’altra bordata al Cav: “Vista la disponibilità del M5s a sostenere un candidato del Centrodestra alla presidenza del Senato, noi ne appoggeremo uno loro alla presidenza della Camera. Aspettiamo di conoscere nomi”, cioè Roberto Fico (in pole) o Riccardo Fraccaro, fedelissimo di Di Maio. Se decidessero di tirare dritto sul nome della Bernini, pentastellati e Carroccio potrebbero addirittura eleggerla al terzo scrutinio, visto che i 170 voti che hanno a disposizione le eviterebbero il ballottaggio. Anche se in questi casi il pericolo dei franchi tiratori è una variabile da tenere in considerazione (qualcuno nel M5s potrebbe masticare amaro nel dover votare una di FI). “La verità – dice chi conosce bene le dinamiche di Centrodestra – è che Romani era un capriccio del partito Mediaset”, alias Fedele Confalonieri, che Salvini ha voluto ‘sterilizzare’.
Dalla Meloni arriva un appello a fare un passo avanti perché “questo delicato passaggio sulle presidenze delle Camere non si risolva in un liberi tutti” e la richiesta di un nuovo vertice del Centrodestra “nella speranza che ci sia ancora un margine per ricomporre”. Che al momento non si vede proprio.
Twitter: @GiorgioVelardi