In politica chi si guarda le spalle non sbaglia mai. Una lezione che i Cinque Stelle non sembrano aver ancora imparato alla perfezione. Come dimostra l’epilogo della partita sulla presidenza del Consiglio di Garanzia, l’organismo di Palazzo Madama, sconosciuto ai più ma di strategica importanza, soprattutto in questa legislatura: si tratta, infatti, del giudice d’appello che deciderà, in via definitiva, le centinaia di ricorsi degli ex parlamentari contro la delibera che ha tagliato i vitalizi. E che, a quasi un anno dalle Politiche del 4 marzo, dopo continui rinvii e fumate nere, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati – che nel frattempo si è vista riconoscere proprio dal Consiglio di Garanzia (nella composizione della passata legislatura) il vitalizio arretrato per gli anni in cui sedeva al Csm – ha deciso finalmente di convocare. E dal quale il grillino Ugo Grassi, entrato Papa, è uscito cardinale. Dopo aver piazzato già l’azzurro Giacomo Caliendo alla presidenza della Commissione Contenziosa (giudice interno di primo grado), Forza Italia s’è presa anche lo scranno più alto del Consiglio di Garanzia, dove è stato eletto Luigi Vitali. Al voto, oltre allo stesso Vitali, hanno partecipato Valeria Valente (Pd) e Alberto Balboni (FdI). Capita l’antifona, Grassi ha deciso di disertare la seduta insieme al collega della Lega, Pasquale Pepe. Che così ha salvato la faccia nei confronti dell’alleato M5S (a Roma), ma tutto sommato si ritrova presidente l’alleato FI (nel resto del Paese).
Al Senato Forza Italia si prende pure il Consiglio di garanzia. Deciderà i ricorsi contro la delibera che ha tagliato i vitalizi
L'organismo deciderà, in via definitiva, le centinaia di ricorsi degli ex parlamentari contro la delibera che ha tagliato i vitalizi