di Fausto Cirillo
Si muovono con la velocità del bradipo quando si sentono messi sotto accusa, figuriamoci se possono essere veloci quando esercitano la giustizia nel nome del popolo italiano. Stiamo parlando dei giudici militanti sotto la sigla Unicost, i cui rappresentanti in seno al Csm hanno chiesto ieri al comitato di presidenza di palazzo dei Marescialli di aprire una pratica contro la «sistematica delegittimazione della funzione giudiziaria, dell’indipendenza e del prestigio della Magistratura nel suo complesso, attuata mediante la propagazione di notizie offensive, denigratorie e non rispondenti alla verità degli accertamenti». Con una buona settimana di ritardo hanno così reagito ai contenuti del video dell’ex premier Silvio Berlusconi. Un episodio che milioni di cittadini hanno ormai metabolizzato e sul quale sono stati nel frattempo spesi fiumi di inchiostro e di parole. Non importa: i dipendenti pubblici che dovrebbero assicurare l’esercizio della giustizia operano con ritmi davvero particolari. Per il momento si sono guadagnati solo la replica del collega Nicolo’ Zanon, membro laico in quota Pdl, che ha bollato l’iniziativa come un tipico esempio di «chiusura corporativa. È un giocare al rilancio che non giova a nessuno».