Chi si aspettava decisioni nette e una resa dei conti, è rimasto deluso. Già perché il Consiglio nazionale del Movimento 5 Stelle, tenuto nella notte per decidere le sorti del ministro Luigi Di Maio, si è concluso con un nulla di fatto che altro non è che la testimonianza plastica delle difficoltà dei pentastellati. Assenza di provvedimenti che non si traduce nel fatto che la crisi è rientrata, semmai certifica il fatto che la frattura nel Movimento c’è e appare ormai insanabile.
Lo tsunami dopo la fumata nera al Consiglio nazionale
Che le cose stiano così lo si capisce proprio alla luce della decisione di non decidere presa dall’organo del partito che, dopo l’escalation di toni tra il titolare della Farnesina e il leader Giuseppe Conte, sembrava pronto ad emettere sanzioni pesanti. E invece c’è stata la fumata nera: nessun provvedimento, tanto meno la paventata espulsione del ministro.
Al posto di queste misure drastiche si è scelta una censura nei confronti di Di Maio per l’accusa rivolta al Movimento di non essere democratico. Eppure le premesse sembravano ben altre perché nelle ore precedenti alla delicata riunione, il vice presidente M5S Riccardo Ricciardi a La Repubblica aveva evocato “provvedimenti” nei confronti del ministro “che da capo politico ha espulso persone per cose molto meno gravi”.
Al Consiglio nazionale niente pugno di ferro
Ma la linea del pugno di ferro, com’è evidente, non è quella che ha trionfato nel Consiglio nazionale. Il problema, però, è che la conclusione della riunione non ha cambiato di una virgola la situazione perché la realtà è che la scissione di fatto c’è già stata ed è inutile negarlo.
Certo non è stata ufficializzata e materialmente Di Maio e i suoi – c’è chi dice una pattuglia di trenta parlamentari e chi sostiene che siano addirittura una cinquantina – sono ancora nel Movimento ma si tratta di una fase che non durerà a lungo e che si concluderà, salvo colpi di scena che al momento sembrano lontanissimi, con un divorzio dagli esiti davvero imprevedibili. Come se non bastasse, a riprova delle difficoltà del partito c’è anche un aspetto tutt’altro che secondario emerso dal Consiglio nazionale.
Dopo la riunione fiume tenuta in nottata, lo stesso si era aggiornato a ieri mattina per terminare il verbale delle operazioni e rispondere alle accuse mosse al Movimento dal titolare della Farnesina.
La lunga attesa della nota ufficiale
Insomma una mera formalità. Eppure le cose non sono andate così perché, secondo quanto è trapelato, il documento è rimasto bloccato per ore per via della volontà di quanti – come l’ex ministro Alfonso Bonafede e l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino – hanno chiesto di deporre le armi per evitare di arrivare al punto di non ritorno che non conviene a nessuno.
Così la situazione si è sbloccata soltanto nel primo pomeriggio quando è uscita la dura nota in cui si legge che “le recenti dichiarazioni del ministro Di Maio riguardanti la linea di politica estera del Movimento 5 Stelle”, “distorcono le chiare posizioni assunte in questa sede il 16-17 maggio (e prima ancora dello scorso 26 aprile), e oggi integralmente ribadita, sempre all’unanimità”.
Sempre secondo il Consiglio nazionale “queste dichiarazioni, unitamente a quelle che evocano un clima di incertezza e di allarme in materia di ‘sicurezza nazionale’ e quindi di instabilità del nostro Paese, sono suscettibili di gettare grave discredito sull’intera comunità politica del M5S, senza fondamento alcuno” e per questo “il Consiglio nazionale confida che cessino simili esternazioni lesive dell’immagine e della credibilità” dei pentastellati.
Botta e risposta dopo la riunione del Consiglio nazionale
Insomma una durissima censura nei confronti del ministro che, di fatto, lo rende come un separato in casa, Del resto il titolare della Farnesina che per primo ha lanciato il sasso, aprendo pubblicamente una crisi interna al partito, da ore è il bersaglio di critiche – anche feroci – che reputa eccessive e ingiuste.
Un punto ribadito dal suo portavoce, Peppe Marici, che ieri ha tuonato: “Siamo stupiti e stanchi per gli attacchi che diversi esponenti M5S, titolari anche di importanti cariche istituzionali, oggi hanno rivolto al ministro Di Maio, impegnato in questo momento a rappresentare l’Italia all’importante tavolo europeo del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo, dove si sta discutendo della guerra in Ucraina”. “Il ministro Di Maio non replicherà a nessuno degli attacchi che sta ricevendo in queste ore. C’è un limite a tutto, ciononostante non si può indebolire il governo italiano davanti al mondo che ci osserva, in una fase così delicata” ha spiegato il portavoce.
Parole dure e che sembrano avvalorare la sensazione che la frattura sia ormai insanabile. Qualcosa che lo stesso presidente della Camera, Roberto Fico, ha di fatto confermato parlando per primo dopo il Consiglio notturno: “In questo momento ci sono delle frizioni all’interno del Movimento 5 Stelle, è vero. Però io non riesco proprio a comprendere, e questo mi dispiace molto in generale e per il Movimento, che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio attacchi su delle posizioni, rispetto alla Nato e all’Europa, che assolutamente nel Movimento non ci sono e su cui non si sta dibattendo”.
Faida interna
Anzi per Fico si tratta di mere falsità perché M5S “è saldamente ancorato all’Unione Europea e saldamente ancorato al Patto Atlantico e alla Nato. Non si dibatte su questo e non si dibatteva prima, non capisco perché ci sono attacchi in questo momento. Subiamo una cosa che secondo me è mistificatrice, non è aderente alla realtà”.
Parole che fanno capire come la scissione, a prescindere da come appaia ufficialmente, c’è già stata e che, tra le altre cose, il presidente della Camera ha sostanzialmente ribadito poco dopo in modo ancor più chiaro spiegando che molti parlano di “scontro tra Conte e Di Maio” mentre, secondo lui, “non c’è nessun Conte-Di Maio, state sbagliando prospettiva. L’unica cosa che c’è, al massimo, è uno scontro Movimento-Di Maio”.
Non solo. Fico ha poi risposto al ministro che si sente preso di mira dai suoi colleghi spiegando che è l’esatto opposto: “Il Movimento non sta attaccando ma si sta difendendo”. Poi l’ultimo affondo con il presidente della Camera che ha sferzato il ministro dicendo di non sapere se “Di Maio si sta costruendo qualcosa al di là del M5S”, salvo poi aggiungere che “se sta costruendo qualcosa di altro lo vedremo solo vivendo”. Riflessioni simili le ha fatte anche il vicepresidente 5S, Michele Gubitosa: “Non riesco a trovare altre motivazioni al comportamento di Di Maio se non quella di voler attaccare il M5S”.