Sì, è possibile ridurre i debiti della Pubblica amministrazione e migliorarne i tempi di regolamento con strumenti alternativi ai minibot, sui quali tra maggioranza e opposizione ma anche all’interno della stessa maggioranza, c’è stata negli ultimi giorni grande discussione. Ne è convinto il professor Fabio Fortuna, economista e Rettore dell’Università Niccolò Cusano. “A livello teorico i minibot, secondo quanto affermato da Mario Draghi e da Giovanni Tria, non costituiscono una soluzione ai problemi di regolamento dei debiti della pubblica amministrazione”.
In che senso, professore?
Emettendo minibot attueremmo una sorta di compensazione tra passività. E, dunque, l’incidenza sul debito sarebbe pari a zero. Da una parte lo aumentiamo e dall’altra lo diminuiamo.
Il problema dei debiti della Pubblica amministrazione, però, resta.
Qui c’è da fare una precisazione. Secondo i dati del ministero dell’Economia c’è stato un sensibile miglioramento negli ultimi anni. Stando alla piattaforma Siope dove passano i flussi che vanno dallo Stato alle imprese, c’è – rispetto ai termini previsti per legge (di norma 30 giorni, 60 per i pagamento in campo sanitario, ndr) – un ritardo di un giorno. Invece, secondo i dati di Bankitalia, il tempo medio è di 85 giorni. C’è una difformità di vedute.
A cosa è dovuta tale difformità?
Ci sono differenti modalità di calcolo. Ma, obiettivamente, 85 giorni sono troppi.
Un’alternativa ai minibot è pensabile?
Una soluzione già è stata prevista.
Quale?
La legge di bilancio 2019 prevede che Regioni, Comuni e SSN possano chiedere anticipazioni a Cassa Depositi e Prestiti per il pagamento dei debiti. Ciò sicuramente attenua il problema.
E questo basta?
No. Un altro fattore che potrebbe determinare un miglioramento nel regolamento dei debiti della Pubblica amministrazione è la migliore gestione delle entrate tributarie, cioè imposte, tasse e contributi.
Come potrebbe avvenire?
Una migliore gestione si potrebbe realizzare aumentando le entrate tributarie; ciò consentirebbe di disporre di maggiore liquidità. Sarebbe poi fondamentale un’accelerazione dei tempi di recupero di imposte e tasse non riscosse.
Il combinato disposto di aiuti dalla Cdp e migliore gestione delle entrate tributarie sarebbe una soluzione?
Aiuterebbe molto. Ma anche altre misure potrebbero essere d’ausilio.
Ad esempio?
Il contrasto all’evasione fiscale andrebbe intensificato e velocizzato. Certo, negli ultimi anni è stato rafforzato, ma la strada è ancora lunga: potenziandolo e soprattutto velocizzandolo, si disporrebbe di maggiori risorse e la PA potrebbe far fronte con più regolarità alle obbligazioni assunte nei confronti delle imprese fornitrici.
Nel frattempo, professore, i dati industriali resi noti ieri parlano di una frenata dell’Italia.
Guardi, anche secondo le analisi dei principali organismi internazionali, la fase peggiore è proprio quella del secondo trimestre. Nel secondo semestre le cose dovrebbero migliorare a livello globale e nell’Eurozona; ovviamente, ne beneficeremmo anche noi. Dobbiamo stringere i denti; a gennaio e febbraio siamo stati addirittura “locomotiva” dell’Eurozona e il Paese migliore, cioè quello che ha contribuito maggiormente alla crescita industriale nell’Eurozona. A marzo e aprile, poi, c’è stata una flessione; credo che tra qualche mese un po’ di luce si possa vedere.
Da cosa dipenderà?
Certamente dalla congiuntura internazionale. Ma fondamentale sarà anche l’effetto dei provvedimenti governativi: reddito di cittadinanza, quota 100, decreti crescita e Sblocca-cantieri. Dobbiamo sperare che l’insieme di questi provvedimenti nei prossimi mesi contribuisca a migliorare la nostra situazione.