Le regole sono chiare e, soprattutto, il loro rispetto monitorato dall’attenta vigilanza di una Authority preposta, l’Agcom. Soprattutto in tempo di campagna elettorale. Il problema, però, è che poi al di là di chi venga ospitato in trasmissione, aggirare la par condicio a quanto pare non è poi così difficile.
Basta d’altronde fare zapping ogni giorno, ogni sera, tra i vari canali e i vari talk per rendersene conto in maniera cristallina. Un esempio lampante è l’attacco concentrico al Reddito di cittadinanza, misura bandiera dei Cinque Stelle, regolarmente fatto passare come una truffa.
Quasi come se lo strumento ideato dal governo Conte1 e poi portato avanti dagli esecutivi successivi incentivi solo e soltanto comportamenti illegali, e non sia un formidabile mezzo di lotta alla povertà, come peraltro dicono tutti gli indicatori, a partire dall’Istat. In questo modo, non si entra propriamente nel dibattito elettorale ma si fa “campagna” contro una precisa formazione politica. E pazienza se ad andarci di mezzo sono milioni di persone in stato di difficoltà economica.
Troppi casi
Ma questo ovviamente non è l’unico caso. Altre trasmissioni, tanto per dire, premono – nei servizi e sulle domande agli intervistati – sulla necessità di abbassare le tasse raccontando le storie di chi non riesce a campare, di chi spende tutto per pagare le tasse, e così via. L’unica soluzione che pare valida dai servizi? La flat tax, non c’è dubbio. E allora diventa piuttosto facile servire sul piatto d’argento la domanda al candidato di centrodestra.
Esattamente come accade – anzi, in questo periodo è il tema che va per la maggiore – sul fronte energetico. Quanti servizi abbiamo visto nell’ultimo periodo sul caro energia? Una marea. E allora l’unica soluzione – a detta degli ospiti di centrodestra e del Terzo Polo quando si rientra in studio – sono i rigassificatori e il ritorno al nucleare. Peccato che nessuno faccia presente, tanto per dire, che le centrali verrebbero realizzate nel giro di 20 anni e dunque legare il tema all’emergenza bollette (che invece è attuale) non ha alcun senso.
Così come è paradossale parlare di “nucleare pulito” dato che le scorie restano un problema (su cui, però, nessuno porge domande). Non che, ovviamente, va meglio a sinistra: a seconda delle ospitate, è evidente come cambia l’atteggiamento in base al politico presente. Uno degli ultimi esempi? Enrico Letta intervistato a “In Onda” su La7: perché nessuno ha chiesto ad esempio il motivo per cui non si sono fatte le primarie per scegliere i candidati? Perché alcuni nomi sono stati imposti dall’altro? Nessuna risposta semplicemente perché nessuna domanda è stata posta. Certamente ha inciso il fatto che a intervistare il segretario dem non c’erano giornalisti, per così dire, sgraditi.
Media politici
Ed ecco allora che i dati e i monitoraggi, seppur ovviamente fondamentali per comprendere adeguatamente la giusta rappresentanza politica in televisione in un periodo così delicato, finiscono con l’essere superficiali se le trasmissioni, a seconda di quale sia l’orientamento politico (che, non sveliamo di certo il segreto di Pulcinella, c’è sempre), impostano un determinato racconto piuttosto che un altro.
Si ritorna dunque al delicatissimo tema di come l’informazione possa (e sappia) incidere sul gradimento politico. Difficile dire se e quanto. Quel che è certo è che servizi montati ad arte, magari per convincere l’elettorato che il Reddito di cittadinanza è cattivo e incentiva le truffe (nascondendo che ci sono oltre tre milioni di poveri assoluti che ne hanno beneficiato) o per dire che è arrivato il momento di pagare meno tasse e che dunque la chiave giusta è solo la Flat Tax (dimenticando però di dire che è inattuabile per tutti perché la norma così come dice la Lega costerebbe quattro volte il Reddito di cittadinanza), ecco tutto questo sicuramente non aiuta l’opinione pubblica a comprendere i reali programmi dei vari partiti politici, né consente di capire il concreto valore di alcuni provvedimenti.