La proposta di abolire il canone Rai si avvia inesorabilmente verso l’archiviazione. Contestata subito da parte del Movimento 5 Stelle, la proposta di legge sembra aver rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso spingendo il pentastellato Alberto Airola a dimettersi dalla Commissione vigilanza. Un segnale che deve aver indotto lo stesso Luigi Di Maio a fare marcia indietro, battendo ieri su altri tasti per disegnare il futuro di viale Mazzini.
L’ANNUNCIO. Una settimana fa il senatore Gianluigi Paragone e la deputata Maria Laura Paxia avevano annunciato di aver presentato una proposta di legge per abolire il canone Rai. Un aiuto per le famiglie e un modo per far andare avanti la tv di Stato con risorse proprie. Dunque con gli introiti pubblicitari. L’iniziativa aveva creato subito delle divisioni all’interno del M5S. Tanto che il vice presidente della Commissione Vigilanza, Primo Di Nicola, aveva proposto un piano alternativo. Ovvero di sostenere la Rai solo con il canone. Specificando di essere d’accordo con l’idea di Di Maio di diminuire lo stesso canone, per aiutare appunto le famiglie, ma allo stesso tempo di ritenere fondamentale il ritorno a programmi di qualità, possibili soltanto svincolando viale Mazzini dalla ricerca degli spot solitamente legati soprattutto a programmi trash. Un dibattito particolarmente acceso.
LO SPARTIACQUE. A fare sostanzialmente abbandonare il progetto dell’abolizione del canone Rai sarebbero state però le dimissioni di Airola. Il senatore pentastellato ha sostenuto di essersi reso conto che la Vigilanza “non serve a nulla”, visto che in viale Mazzini non verrebbero poi seguite le indicazioni della direzione, e soprattutto di essere contrario all’abolizione del canone, ritenendo che impedirebbe la riforma della tv pubblica e spalancherebbe le porte alla privatizzazione dell’azienda.
IL CAPO CORREGGE IL TIRO. Ecco dunque che ieri proprio Di Maio, con un post su Facebook, è tornato a parlare di Rai, pubblicando anche la foto di un suo incontro con Paragone e altri esponenti del Movimento. “Occorre iniziare a mettere mano a un’azienda che negli anni è stata usata solo come un poltronificio – ha scritto – sacrificando la qualità di moltissimi professionisti, mentre ancora oggi c’è chi si mette in tasca stipendi da milioni di euro”. Lotta dunque agli sprechi, con la promessa di una legge sul conflitto di interessi, e impegno sulla trasparenza e un servizio di qualità. E l’abolizione del canone? A quanto risulta a La Notizia il progetto, almeno per ora, è stato abbandonato.