Per carità, la sharing economy è un fenomeno inevitabile. Ma è altrettanto vero che la maggior parte dei suoi esponenti sta avendo seri problemi di “ambientazione”, soprattutto in Europa. Ecco perché l’attività lobbistica continua a essere fiorente, sfruttando associazioni e pensatoi, possibilmente gravidi di interlocutori istituzionali. L’ultima operazione in corso vede al centro della scena Airbnb e Uber, che a quanto pare stavolta hanno deciso di giocarsi la carta dell’Astrid, il think tank presieduto dell’ex ministro ed ex presidente di Cdp, Franco Bassanini. Un gruppo di lavoro Astrid, coordinato da Paola M. Manacorda, ha infatti appena vergato la versione provvisoria di un paper dal titolo “Concorrenza, lavoro, fisco nella sharing economy”, intercettato da La Notizia. In attesa della versione definitiva, visto che lo stesso Bassanini ha messo il documento in consultazione fino al 10 maggio, è interessante sfogliarne le conclusioni.
La premessa è che i casi “critici” esaminati sono quelli di Airbnb (affitti), Uber (trasporto persone), Gnammo (cene a domicilio), Vicker e Foodora (servizi alle famiglie). Ebbene, il paper si chiede se per il settore sia preferibile un approccio più drastico (hard law) o più morbido (soft law). “La soft law”, si legge sul punto, “appare preferibile tutte le volte che una norma potrebbe incidere sui modelli di business scelti dalle piattaforme, di cui esse stesse conoscono punti di forza e di debolezza”. Per questo “il loro coinvolgimento nella fissazione di alcune regole non può che giovare all’efficacia degli strumenti normativi”. Insomma, una bella apertura. Infatti, prosegue il paper, “non va dimenticato che la sharing economy nasce come attività in gran parte difensiva a fronte della drammatica crisi economica che ha investito tutto il mondo occidentale”. E quindi “danneggiarne il potenziale di creazione di opportunità imprenditoriali e occupazionali potrebbe essere lesivo degli interessi del Paese”. Altra apertura non indifferente. Certo, il documento riconosce che sui temi della tutela dei lavoratori e del fisco le varie piattaforme sono tutt’altro che irreprensibili. Ma segnalarne l’importanza per l’economia e la necessità del loro coinvolgimento nei processi decisionali parla chiaro.
Del resto lo stesso paper, si legge nelle note, è stato scritto anche alla luce di incontri che Astrid ha avuto con Matteo Cracco di Vicker, Cristiano Rigon di Gnammo, Alessandro Tommasi di Airbnb e Carlo Tursi di Uber. Adesso non resta che aspettare la versione definitiva, che magari sarà sottoposta alle istituzioni.
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