di Sergio Patti
Il lavoro non c’è, ma qualcosa di concreto, subito e a costo zero si può fare. Parola delle agenzie per il lavoro, che in passato hanno già creato decine di migliaia di posti e che adesso sono pronte a sedersi a un tavolo con il governo per indicare la strada con cui avviare a un impiego in tempi brevissimi molti, moltissimi disoccupati. A offrire un percorso comune al premier Enrico Letta e al neo ministro Enrico Giovannini è il presidente di Ali (agenzie per il lavoro) Antonio Lombardi, in una lettera inviata a Palazzo Chigi.
“Lavoro, lavoro, lavoro – dice Lombardi – è un imperativo che deve durare oltre gli slogan del Primo Maggio. Le agenzie per il lavoro, la Ali che ho fondato e presiedo, hanno qualcosa da proporre in questo momento difficile. Il premier in giro per l’Europa è giustamente tornato a dire che una politica generale di riduzione del costo del lavoro e del peso fiscale sarà “il cuore” della sua azione di governo ed è stato onesto nel far capire che una sconfitta dell’Esecutivo sulle questioni occupazional i segnerebbe la sua fine. Chiaro anche il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini: “La riforma Fornero è stata disegnata in modo molto coerente per una economia in crescita, ma può avere problemi per un’economia in recessione. Bisogna capire cosa modificare, ma il mercato del lavoro ha bisogno di stabilità delle regole. Occorre rimettere in movimento interi settori economici fiaccati dalla peggiore crisi economica della storia del nostro Paese”.
Gli strumenti ci sono e le agenzie per il lavoro, troppo spesso demonizzate per ragioni ideologiche non certo economiche, sono un soggetto strategico che fa incontrare domanda e offerta, contribuendo in modo decisivo ad un’esigenza sociale che oggi è diventata emergenza pubblica.
Voglio ricordare che con la finanziaria 2010 il governo di allora consentì nei due anni successivi alle agenzie di avviare al lavoro decine di migliaia di persone.
Abbiamo ormai dimostrato che erano sbagliate le previsioni di chi sosteneva che l’ingresso dei privati nel mercato del lavoro creato disparità, relegando il pubblico ad occuparsi solo dei soggetti più svantaggiati. Al contrario, le agenzie sono state il punto di riferimento per le fasce più deboli, a cominciare dai lavoratori extra-comunitari, e hanno costruito una rete territoriale cinque volte più numerosa della rete pubblica dei centri per l’impiego.
Ma quel progetto è stato fermato e nel frattempo è ancora peggiorato il rapporto tra scuola e mondo del lavoro.
Ci sono figure professionali che le imprese ricercano ma che non riescono a trovare. L’integrazione tra scuola e lavoro è fondamentale o il sistema è destinato a deragliare. Le nostre sono proposte a costo zero per il bilancio pubblico. E sono come le uniche realtà in grado di combinare la flessibilità richiesta dalle aziende con la domanda di continuità professionale e di redditività.
Un mercato meno rigido deve necessariamente prevedere la riduzione degli intervalli di tempo obbligatori tra un contratto e l’altro; la revisione del cosiddetto “causalone”, quel termine orribile col quale si richiede di specificare le ragioni tecniche, organizzative e produttive del ricorso a contratti flessibili; il potenziamento dell’apprendistato ora relegato a un ruolo marginale; la riduzione dei contributi per i titolari di partita Iva. Dunque, proprio per il ruolo che già giocano nel mercato – conclude Lombardi – le agenzie del lavoro dovrebbero essere parte attiva nell’annunciata riforma del lavoro, sia in termini operativi che di visione, o si perderà ancora una volta un’ opportunità, e potrebbe per il Paese essere l’ultima. Attendo perciò con fiducia che alle dichiarazioni seguano le azioni, che si apra un tavolo di consultazione urgente con i rappresentanti delle agenzie.”