di Graziano Bertini
“Attilio Befera era informato di quanto accadeva nell’Agenzia delle entrate di Firenze. Sapeva di alcune irregolarità”.
La denuncia arriva da Vincenzo Freni, titolare di un istituto di ricerca di mercato toscano, già finito sotto i riflettori della cronaca: il fisco gli contestò un ammanco di oltre 130mila euro. La Commissione Tributaria ha poi tagliato il debito a meno di 4000 euro. Una discrepanza che ha dell’incredibile.
I fatti
La richiesta era stata avanzata dall’Agenzia provinciale di Nunzio Garagozzo, recentemente arrestato con le accuse di concussione, tentata concussione e induzione alla corruzione.
A quell’epoca, racconta Freni, in apertura della fase del Contraddittorio un funzionario della sede fiorentina gli aveva proposto anche uno sconto: il 50% della somma perché “il direttore ha detto che si può fare una riduzione”. Una pretesa assurda, dato che l’imprenditore, come lui stesso ha più volte dichiarato, non aveva mai evaso neanche un centesimo. l’imprenditore inizia quindi la sua battaglia, divulgando la situazione anche ai media. Proprio a seguito di questo viene convocato nella sede dell’Agenzia delle Entrate di Firenze: «Mi sono presentato con il mio avvocato e sono stato informato dal suo vicedirettore che Garagozzo si era molto dispiaciuto di quanto andavo raccontando – spiega Freni – e che, per il danno di immagine che avevo procurato, il mio comportamento era stato segnalato alla Direzione Centrale in vista di iniziative legali».
Lettera aperta a Befera
In quel periodo i giornali riportano alcune dichiarazioni di Attilio Befera riguardanti la necessità di una condotta irreprensibile da parte dei vari direttori provinciali, ai quali si chiede di evitare atteggiamenti vessatori nei confronti dei contribuenti. Freni decide quindi di rivolgersi direttamente a lui con una lettera in cui spiega cosa stia accadendo a Firenze: “Le scrivo per scusarmi di aver creduto ai suoi funzionari che attribuivano i loro comportamenti a disposizioni ricevute dal sommo della gerarchia dell’Agenzia delle Entrate: noi siamo solo esecutori, mi spiegavano in tono di rassegnazione”. Così inizia la missiva di 4 pagine, nella quale viene illustrato tutto l’accaduto, punto per punto. Dall’invito ricevuto dai funzionari della sede provinciale a “trasferirsi in un altro paese se non soddisfatto del trattamento”, alla proposta di sconto sulla “transazione”, scritta su un foglietto che non venne però consegnato al destinatario in quanto “documento interno dell’Agenzia”. E ancora, si legge che lo studio di settore applicato a Freni, a differenza di quanto riportato dall’Agenzia delle entrate, non era mai stato discusso né concordato con l’associazione di categoria che rappresentava la sua attività di contribuente. Insomma, non viene tralasciato nulla. Passano mesi ma al reclamo non c’è alcun seguito. Freni quindi si accerta che la lettera sia stata ricevuta ma viene prontamente tranquillizzato: «Dopo diversi mesi li ho contattati – racconta – e mi promisero una risposta perché “Attilio Befera tiene molto a rispondere sempre a tutti”».
Ma una replica non è mai arrivata.
Da evasore a consulente
«A seguito della lettera – racconta l’imprenditore – sono stato invece contattato da Massimo Varriale, direttore della Sose, la struttura controllata dall’Agenzia delle Entrate che elabora gli studi di settore, che mi ha proposto di fare da consulente invitandomi a contribuire con osservazioni e rilievi al miglioramento della nuova edizione 2013 circa lo studio di settore che mi riguarda, la ricerca di mercato. Non mi sono sottratto all’invito ed ho ribadito l’enormità degli spropositi sui quali gli studi di settore dedicati alla ricerca di mercato erano stato costruiti.
Le denunce di Freni sembrano cadere nel vuoto. Ma all’Agenzia delle Entrate di Firenze, in compenso, ci pensa la magistratura che lo scorso 27 febbraio ha disposto l’arresto di Garagozzo e del commercialista Silvio Mencucci.
Un’indagine ancora in corso e che potrebbe coinvolgere altri funzionari della sede provinciale.
Solo un “travisamento”
Nel frattempo l’imprenditore ha vinto la sua battaglia, rivolgendosi alla Commissione Tributaria che in appello ha ridotto la somma richiesta dal fisco da un totale di 132 mila euro alla cifra, ben meno impegnativa, di 3.800. Dopo questa pronuncia anche il Garante del contribuente per la Toscana, al quale l’uomo aveva scritto, risponde alla sua istanza, facendo presente che “vi è stato indubbiamente un temporaneo travisamento da parte dell’Ufficio competente riguardo alla disciplina sull’applicazione degli studi di settore”.
Tutto finisce bene, o quasi. Perché in questa battaglia Freni ha perso circa 30 mila euro in spese legali. Così, leggendo dell’arresto di Garagozzo e dello scandalo di Firenze, ha deciso di uscire di nuovo allo scoperto per raccontare che alcune gravi irregolarità, ai vertici, già erano state riferite.D’altro canto così terminava la sua lettera indirizzata al Direttore: “Gentile Dottor Befera, glielo posso anticipare, finché avrò vita e ragione, non resterò in silenzio, racconterò tutto, punto per punto, sorpruso su sorpruso, falsità su falsità”.