Qualcuno parafrasando un vecchio adagio potrebbe dire: fatto il codice etico, trovato l’inganno. Questo almeno è quanto sembra essere accaduto in Rai dove sta facendo molto discutere il caso dell’autore Andrea Di Carlo che, fino a poco tempo fa, risultava titolare dell’agenzia di spettacolo e di casting Adc Management, dando vita ad un presunto conflitto di interessi. Così è capitato che sulle reti del servizio pubblico nazionale e nello specifico nel programma “Oggi è un altro giorno” condotto da Serena Bortone e di cui Di Carlo è autore, finivano personaggi rappresentati dalla sua stessa agenzia. Molti i nomi che sarebbero gestiti dalla società tra cui spiccano quelli di Asia Argento e Antonia Dell’Atte, comparse insieme nel programma, e Morgan che ha fatto capolino in un’altra puntata.
Un caso finito all’attenzione della Commissione parlamentare di vigilanza Rai che, nonostante Di Carlo abbia ceduto le quote della Adc Management già in estate, ha inviato una lettera al presidente Marcello Foa e all’amministratore delegato Fabrizio Salini, per chiedere chiarimenti. “Rivendicare il fatto di essere di essere uscito dalla società ha poco valore se poi continui a fare come nulla fosse” ha spiegato il segretario della Commissione di vigilanza Rai, Michele Anzaldi di Italia Viva. Tuttavia, precisa il deputato, “Di Carlo non è che faccia chissà cosa, fa quello che fanno tutti gli altri agenti. Il problema è che lui in più è anche un autore”. La realtà, a suo dire, è che questa vicenda è emblematica del problema degli agenti a cui il parlamento ha provato a risolvere portando a casa, con “un’azione che ai tempi venne definita epica”, una “risoluzione per evitare il conflitto di interessi”.
Peccato che questa “non venga attuata” dalla Rai e, ricorda Anzaldi, “non rispettare una risoluzione che fa il Parlamento è qualcosa di estremamente grave”. Dello stesso avviso anche il senatore di M5S e membro della Commissione di vigilanza della Rai, Alberto Airola, che ha raccontato di aver “fatto un’interrogazione perché risulta che Di Carlo ha un’agenzia di casting e questo è un conflitto di interesse grave. Attendo la risposta della Rai ma nel caso in cui lui non risolva questa situazione, sarebbe da mandare via”. Quel che è certo è che appare “scandaloso com’è stata gestita la risoluzione della vigilanza che chiedeva di non ricorrere più ad agenti esterni, con costi enormi, ricorrendo a risorse interne” al servizio pubblico. “La Rai ha fatto un’ottimo lavoro, specie durante l’emergenza Covid” ed “è un peccato che poi venga funestata da vicende simili” , conclude Airola.
DIFESA A OLTRANZA. Sulla vicenda nei giorni scorsi è intervenuto lo stesso Di Carlo che, intervistato da una rivista specializzata, ha detto che “sono state pubblicate notizie false non corrispondenti al vero” e che “la Rai ha già risposto in commissione”. Del resto, prosegue, “se le inchieste si basano su 6 foto pubblicate sui social direi che sono un po’ deboli. Esiste la forma che preserva la sostanza ed io su quella sono inattaccabile. La Rai ha chiesto ed ottenuto che cedessi ogni mia partecipazione in quote societarie, così è stato fatto il 16 agosto: tornai dalle ferie, lasciai i miei 3 figli con una tata e andai a Roma per risolvere la questione”. Secondo lui “ciò non mi impedisce di avere rapporti basati sull’autenticità ed il rispetto con molti artisti che sono sempre felici di sentirmi perché quando vedono il mio numero significa che ci sta del lavoro. A me paga sempre il committente con contratti di autore o consulenza casting, non avendo io alcuna esclusiva ed essendo una partita Iva lavoro con tutti sempre che non ci siano sovrapposizioni di fascia”.