Afghanistan un anno dopo: cosa è successo nel Paese dopo la riconquista del potere da parte dei talebani? La situazione di donne e bambini è sempre più allarmante ma gli estremisti islamici festeggiano il primo anniversario dalla presa di Kabul.
Afghanistan un anno dopo, l’ombra di al-Qaeda scende su Kabul: a rischio donne e bambini
In Afghanistan, un anno dopo la riconquista del potere, i talebani hanno festeggiato il traguardo raggiunto, ricordando la fuga precipitosa dei leader sostenuti dal Governo che ha portato al crollo dell’economia e ha modificato radicalmente i connotati del Paese. A distanza di dodici mesi dal 15 agosto 2021, quindi, i talebani sono scesi per le strade di Kabul brandendo i loro fucili decorati con i vessilli bianchi del movimento e hanno celebrato la loro vittoria. Un piccolo gruppo di estremisti islamici ha marciato dinanzi all’ormai ex ambasciata degli Stati Uniti, gridando a gran voce: “Viva l’Islam, morte agli infedeli”.
Se a Kabul i talebani festeggiano il primo anno dalla riconquista del potere, però, è innegabile che in Afghanistan sia in atto non solo una crisi umanitaria ma una catastrofe per quanto riguarda donne e bambini. I riflettori ormai spenti sull’Emirato, infatti, non cancellano la gravità della situazione né la totale perdita dei diritti conquistati dalla popolazione femminile.
Sabato 13 agosto, nella capitale, si è tenuta una protesta femminile dinanzi al ministero dell’Educazione. Le manifestanti hanno rivendicato il diritto a ricevere un’istruzione, rievocando quanto era concesso loro soltanto fino a un anno fa. Per porre fine al corteo, i talebani hanno sparato in aria, disperdendo la folla.
Alle donne, i talebani avevano garantito il mantenimento del diritto allo studio e al lavoro femminile. Le promesse, tuttavia, non sono state mantenute e hanno rispedito il Paese indietro di un ventennio. Ma le donne afghane non si arrendono. Dall’11 settembre 2021, le proteste contro l’Emirato si sono moltiplicate nonostante i divieti imposti. Nel corso del 2022, le cittadine dell’Afghanistan hanno subito l’imposizione di indossare nuovamente il burqa e il divieto di entrare nelle università con un hijab colorato. Alle giornaliste, inoltre, viene imposto di coprire sempre il volto. A questo proposito, hanno denunciato: “La comunità internazionale ci ha tradito, ci ha abbandonato. L’Unama non fa nulla”.
Dall’isolamento internazionale alle lotte interne nel regime dei talebani
Non solo festeggiamenti. Nell’ultimo anno, l’Emirato guidato dai talebani ha dimostrato di riuscire a sopravvivere nonostante il progressivo isolamento internazionale e l’assenza di finanziamenti esteri. In questo senso, il principale precedente è quello della monarchia durante la Seconda Guerra Mondiale, quando venne isolata a causa della posizione compiacente mostrata verso la Germania nazista sul finire degli anni ’30.
Per quanto riguarda i talebani, le profonde spaccature tra le fazioni sono diventate sempre più evidenti dopo la riconquista del potere in Afghanistan. All’inizio del 2022, le divisioni interne hanno portato alle prime purghe. La necessità di avere una classe politica compatta, poi, ha determinato anche l’estromissione dal potere della fazione talebana uzbeka guidata da Salahuddin Ayubi.
Se da un lato i talebani devono gestire le crepe che caratterizzano la loro classe dirigente, l’Emirato ha sicuramento avuto un grande successo nel centralizzare la riscossione doganale, soprattutto in relazione alle tasse. Anche se alcuni contrabbandieri riescono ancora a sfuggire al controllo del Governo. Mentre i talebani lavorano all’adozione di nuove e più avanzate tecniche minerarie che potrebbero generare sulla lunga distanza entrate più consistenti, le risorse umane dell’Afghanistan si stanno riducendo per l’emigrazione e l’Emirato potrebbe non essere in grado di sopperire al danno.
Da un punto di vista diplomatico, i talebani sono riusciti a raggiungere alcuni progressi nel 2022. Alcuni Stati hanno accreditato diplomatici talebani: è il caso di Russia, Iran, Turkmenistan, Cina, Pakistan. Nessun Paese, tuttavia, ha riconosciuto ancora l’esistenza dell’Emirato e, senza il riconoscimento diplomatico, è da escludere che le grandi aziendedecidano di firmare accordi di investimento o progetti infrastrutturali che consentano a ferrovie o gasdotti di decollare.