Niente gare. Ad andare in orbita all’Agenzia spaziale italiana, l’ente pubblico creato nel 1988 con il compito di predisporre e attuare la politica aerospaziale nazionale, sono gli affidamenti diretti. L’Asi, che ha la propria sede principale a Roma, centri operativi a Matera e a Malindi, in Kenya, e un budget annuale di oltre un miliardo di euro, su 716 contratti stipulati nel 2018, del valore di 115,4 milioni di euro, nell’87,5% dei casi ha fatto ricorso ad affidamenti diretti. Un aspetto ora bacchettato dalla Corte dei Conti che, ultimati i controlli sulla gestione finanziaria dell’ente, ha sollecito l’Agenzia a una “migliore evidenza della gestione contrattuale e amministrativa”, partendo con la pubblicazione dei diversi contratti nella sezione Amministrazione trasparente del proprio sito web.
IL RAPPORTO. I magistrati contabili, nella relazione inviata ai presidenti della Camera e del Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati, hanno evidenziato che il rendiconto relativo all’esercizio 2018 dell’ente presieduto dallo scorso anno da Giorgio Saccoccia, con una lunga esperienza all’Esa, l’Agenzia spaziale europea, presenta un disavanzo finanziario di competenza di quasi 64 milioni di euro, un avanzo di amministrazione di oltre 266 milioni, in decremento del 20,23% rispetto all’esercizio precedente, un risultato economico pari a circa 39,5 milioni e un patrimonio netto che si attesta sui 627 milioni. Uscendo dai freddi numeri e passando all’analisi della gestione dell’Asi, la Corte dei Conti specifica quindi che manca ancora un sistema di indicatori sull’efficacia dell’utilizzo delle risorse di cui viene dotata l’Agenzia “a dimostrazione del conseguimento degli obiettivi strategici fissati dalle direttive del Governo sulle politiche aerospaziali nazionali”.
E tutto perché l’ente non ha provveduto “ad elaborare gli indicatori di risultato”, come previsto dal decreto legislativo 91/2011, essendo ancora in attesa della definizione, da parte del Ministero dell’università, del “sistema minimo di indicatori di risultato” da inserire nel proprio “Piano”. Un particolare che ha portato i magistrati a bacchetare il dicastero attualmente retto dal ministro Gaetano Manfredi (nella foto), sollecitando il Ministero vigilante ad assolvere quello che è un adempimento di legge.
COSì NON VA. Rilievi significativi sono poi appunto quelli fatti dalla Corte dei Conti sugli affidamenti diretti. Ben 333, del valore di circa cento milioni di euro, l’87,5% del totale. Un aspetto per cui i magistrati chiedono almeno maggiore trasparenza. “Pur comprendendo l’elevata e particolare specificità del settore aerospaziale e conseguentemente delle sue forniture – specifica la Corte dei Conti – la gran parte delle risorse finanziarie destinate a contratti per lavori, servizi e forniture, sia per consumi intermedi sia per l’attività istituzionale, risultano impiegate mediante affidamenti diretti”.
Sollecitata quindi la pubblicazione sul sito istituzionale, nella sezione Amministrazione trasparente, dell’intera attività negoziale “posta in essere, senza eccezione alcuna”. Ma non è tutto. Per quanto riguarda le partecipazioni indirette, quelle detenute attraverso l’unica società controllata Cira, nelle società Aspen Avionics, Dac, Dass, Imast, Ir4I, i magistrati hanno infatti invitato l’Asi ad adottare ogni iniziativa affinché, nel prossimo piano di revisione ordinaria, venga completato il percorso di razionalizzazione di tutte le partecipazioni.