Impantanati nelle sabbie mobili di Autostrade, i Benetton provano a rialzare la testa giocandosi la carta Aeroporti di Roma. Come? chiamando alla guida un uomo che ha una lunga militanza a sinistra. Qualche giorno fa, il cda di Adr ha nominato Claudio De Vincenti presidente di Aeroporti di Roma. Poltrona che era rimasta cavante dopo la scomparsa di Antonio Catricalà. De Vincenti, professore di Economia Politica all’Università di Roma La Sapienza e senior fellow della Luiss School of European Political Economy, ha svolto attività accademica e di ricerca anche presso l’Università Federico II di Napoli e l’Università di Urbino “Carlo Bo”.
Ma soprattutto De Vincenti ha ricoperto negli anni rilevanti incarichi istituzionali sempre sotto l’ombrello dei partiti di sinistra. Dal Pci di Massimo D’Alema al Pd di Matteo Renzi. Il rapporto con la famiglia di Ponzano Veneto risale a diversi anni fa. Ai tempi in cui D’Alema era a Palazzo Chigi, lui era il coordinatore del Nars, la struttura del Tesoro che regola i servizi di pubblica utilità, tra cui appunto aeroporti e autostrade. Ma la lista dei suoi incarichi nelle istituzioni è lunga. È stato sottosegretario al Mise sotto i governi di Mario Monti (2011) ed Enrico Letta (2013), poi viceministro al Mise con Matteo Renzi (2014), sottosegretario alla presidenza del Consiglio sempre con Renzi e infine con Paolo Gentiloni ministro per il Mezzogiorno.
“Nei quattro anni al ministero dello Sviluppo economico – scrive sulla sua biografia online – mi sono occupato di politica industriale e di energia e ho inoltre affrontato tante trattative, spesso lunghe e difficili, per trovare insieme a tutte le parti coinvolte soluzioni di risanamento di aziende in crisi e di tutela dei posti di lavoro a rischio”. Ma non solo.
La sua non è una figura di cavaliere senza macchia e paura. De Vincenti ha avuto un ruolo cruciale nella vicenda dell’Air Force Renzi, l’Airbus A340-500 acquistato in leasing da Etihad – che all’epoca era socio di Alitalia – per potenziare la flotta di Stato e poi rivelatosi un fallimento. Da sottosegretario alla presidenza del Consiglio scrisse una lettera all’ex ministra della Difesa Roberta Pinotti per spingere sull’aereo caro al senatore fiorentino. Sulla vicenda dell’aereo indaga da mesi la Procura di Civitavecchia.
Ad accendere un faro sulla vicenda era stato Gaetano Intrieri da consulente dell’allora ministro pentastellato Danilo Toninelli. Con un pressing che ha portato alla risoluzione del contratto durante il governo gialloverde. “Questo aeromobile – ha avuto modo di spiegare spiegato Intrieri – è ben conosciuto da chi opera in aviazione come un velivolo assolutamente anti-economico, di fatto un progetto di Airbus che non ha avuto alcun riscontro nelle vendite ed è proprio per questo che dopo averne prodotti solamente una quarantina Airbus ha deciso di chiudere la produzione del velivolo di fatto dichiarando il default del progetto”.
Ebbene “a fronte di un velivolo il cui valore di mercato non supera i 10 milioni lo Stato italiano ha definito un contratto con Etihad per il tramite di Alitalia che prevedeva un costo complessivo per usufruire dei servizi di quell’aeromobile e della configurazione vip di quasi 167 milioni di euro”. E questo grazie anche ai suggerimenti e alle raccomandazioni di De Vincenti che consigliava il leasing rispetto all’acquisizione del mezzo che avrebbe avuto – a suo dire – un costo di circa 200-300 milioni di euro. Ora De Vincenti è chiamato a occuparsi di aeroporti. I Benetton puntano su di lui per riemergere dai fatti gravi che hanno colpito Autostrade, si spera che sugli scali di Ciampino e Fiumicino possa essere più abile che sugli aeromobili.
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