Buon lunedì. Inizia la settimana e non si ferma mai il nostro quotidiano bestiario elettorale.
VENGO ANCH’IO, NO TU NO!
Visto che nessuno lo invita il leader del cosiddetto terzo polo (che poi nella migliore delle ipotesi sarebbe il quarto) Carlo Calenda ha deciso di imbucarsi nel dibattito tra il segretario del PD Enrico Letta e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni a Porta a Porta annunciando: «risponderò anche io sui nostri social». Tra poco lo vedremo fare il disturbatore con il megafono in mano durante i collegamenti televisivi. Che finaccia.
A PROPOSITO DI AMICI DI PUTIN NEL M5S
«Il M5s non ha nulla a che fare con gli amici di Putin e se qualcuno si è permesso di scrivere che potevamo avere qualche suggestione di questo tipo, lo ha fatto calunniandoci», dice a Mezz’ora in più il leader del M5s Giuseppe Conte. Non è del tutto vero. Nel Movimento 5 Stelle, tra gli scioccati portati in Parlamento nella scorsa legislatura, c’è Vito Petrocelli, cacciato proprio da Conte dalla presidenza della Commissione Esteri del Senato per le sue posizioni vicine al Cremlino e la senatrice Bianca Laura Granato, che ha dichiarato dopo lo scoppio della guerra in Ucraina diceva che «Putin sta combattendo una battaglia per tutti noi». Ma sopratutto…
QUANDO DI MAIO (E I SUOI) LECCAVANO PUTIN
A proposito di ex grillini che accarezzavano Putin. Luigi Di Maio in una foto del 4 luglio del 2019 sorride da ministro stringendo la mano a Putin dicendo: «con il presidente Putin a Villa Madama. Perché l’Italia è un Paese sovrano, che dialoga con tutti salvaguardando, innanzitutto, i propri interessi commerciali».
E ancora, a giugno del 2015, alla Camera dei Deputati il suo braccio destro Manlio Di Stefano (che ha seguito Di Maio nel suo partito Impegno Civico) parlava così delle rivolte europeiste del 2014 a Kiev: «Un colpo di stato finanziato da Europa e Usa». Oggi risultano particolarmente sinistre le sue parole su un governo ucraino capeggiato da «convinti neonazisti». Che Di Maio dia patenti di putinismo agli altri fa ridere parecchio, eh.
ADINOLFI DIVORZIA DA SE STESSO
Scrive Mario Adinolfi: «Leggo e rileggo il Totti di Cazzullo e mi pare una storia di una povertà unica: t’ho tradito prima io, no prima tu, ti frego i Rolex, ti nascondo le borse, t’ho pagato il viaggio in Tanzania. Sullo sfondo il dolore dei figli. Sempre più convinto che il divorzio apra allo schifo».
Mi capita di fargli notare su Twitter che è divorziato, con tanto di nuovo matrimonio a Las Vegas. Adinolfi mi risponde spiegando che si è «sposato con superficialità» perché gli hanno fatto credere che «il matrimonio non è per la vita». Capito? Adinolfi ha divorziato per colpa di Pannella, insomma.
SEGNATEVI LE PAROLE DI LETTA
«Con la destra non governeremo, l’esperienza del governo di larghe intese è stata unica, eccezionale e irripetibile, l’idea che si possa ripetere ciò che è successo in questa legislatura è assurda», dice Letta. Ed è esattamente quello che il PD dice da 10 anni, promettendolo e poi tradendo la promessa. Mai una parola su questo, mai. Segnatevelo.
LA PENSIONE D’ORO DI MELONI
Giorgia Meloni: «Ho fatto una battaglia contro le pensioni d’oro. Con me al governo vi faccio divertire». Sembra più una minaccia, detta da chi vive di politica da sempre. Bisogna essere credibili ogni tanto, oltre che credenti.